Nel 2012, secondo Istat, i comportamenti a rischio nel consumo di alcol hanno riguardato 7 milioni e 464 mila italiani: i più a rischio sono gli over 65 (40,7% degli uomini contro 10,1% delle donne), i giovani di 18-24 anni (21% dei maschi e 9,5% delle femmine) e gli adolescenti di 11-17 anni (12,4% dei maschi e 8,4% delle femmine).
Un problema che è sempre esistito ma che, come ci spiega Valentino Patussi, sta cambiando profondamente “dimensione, immagine e forma”. Ad ognuno di noi sembra di conoscere il fenomeno perché diffuso, spesso condiviso e, all’apparenza, socialmente “compatibile”. Invece un’informazione più rigorosa può stupirci, sia sotto il punto di vista clinico e sanitario che sotto il punto di vista sociale e della sicurezza. Per dirne una, 14 tipi di cancro sono legati all’alcol. E quanti crimini, quanti incidenti, quanta violenza! Insomma quanta sofferenza?
Dunque la vera prevenzione pare coincidere non con il proibizionismo, come spesso si crede, ma con un’informazione che renda l’individuo responsabile dei suoi comportamenti, cosciente delle sue azioni.
Inediti e importanti sono i punti di vista di Frediana e di Filippo, due ragazzi coinvolti, a diverso titolo, in esperienze di consapevolezza relativamente all’uso di alcolici: la strada dell’alcol è disseminata di imbrogli e loro ci aiutano a svelarli: si dice che in sua assenza non ci si diverta e che, con il suo uso, si stia meglio.
E allora parla l’esperienza di una figlia che ha accompagnato il padre, sfinito, con il morale a pezzi e ormai solo, a ritrovarsi ed a ritrovare i figli, gli affetti e le relazioni. E poi l’imbroglio di “qualcuno che inganna qualcun altro garantendo un rimedio immediato per le delusioni o le mancanze emotive”. Ed è proprio così. Basti pensare alla tendenza attuale di commercializzare alcolici a bassissimo costo. Una scelta che va ad insistere sulle fasce deboli della popolazione dove più spesso risiedono fragilità e problemi.
Vorrei concludere con lo slogan della pubblicità commentata in questo numero “Non sei tu che abusi dell’alcool. E’ lui che abusa di te”.
Ma ci si può difendere.
Le immagini di questo numero sono state gentilmente concesse da TestadiAlkol.
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