Ci dicono gli analisti che nei prossimi 10 anni il 75% dei canali televisivi sarà sul web. Vero o falso che sia, il fatto è che una rivoluzione è in corso: le nuove tecnologie investono il sistema dei media, i telespettatori scelgono e diventano essi stessi autori e distributori dei contenuti audiovisivi accorciando la filiera della produzione. Le tecnologie dell’era digitale cambiano gli scenari della partecipazione ed anche il profilo di quelli che, in una recente puntata di Wiki, il format multipiattaforma della Tv di San Marino in onda sia su web che su digitale e satellite, sono stati chiamati i movimenti del dare.
Terzo settore o movimenti del dare, volontariato o comunità di utenti auto-organizzati, movimenti o singoli cittadini, in qualsiasi categoria vogliamo collocare tutti coloro che hanno a cuore il bene comune, la web tv sembra avere nel suo dna la possibilità di garantire nel territorio un’informazione pertinente e partecipativa.
Leggendo il Rapporto Netizen 2012 realizzato dall’Osservatorio Altra Tv possiamo indagare un po’ più da vicino le caratteristiche delle web tv italiane. Al di là dei dati quantitativi che certo non sono trascurabili visto che si registra un incremento annuo di circa l’11%, alcuni elementi distintivi mi paiono non trascurabili.
Il 53% dei redattori delle web tv ha un’età media compresa fra i 31 ed i 40 anni; al primo posto delle aree tematiche presenti nei palinsesti troviamo la cultura; otto canali su dieci adottano social network; fra gli obiettivi dei canali troviamo nell’ordine: informazione comunitaria, filo diretto tra amministrazione e comunità, promozione del territorio, denuncia e intrattenimento.
Ma la cosa che mi colpisce di più è che nei palinsesti delle web tv italiane interviste, rubriche e reportage sono i format maggiormente utilizzati. La comunicazione sociale, ed in particolare il giornalismo sociale, da sempre cerca spazi di approfondimento nei media generalisti. Spesso invano. Come dice Giampaolo Colletti “la comunicazione sociale riesce a vivere in rete grazie a quello che è l’elemento cardine della rete cioè il dialogo, l’ascolto e l’empatia con il prossimo”.
Forse è giunta l’ora, anche per il volontariato, di cambiare “piattaforma”!
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