Non solo numeri

66mila alcoldipendenti, a rischio 21% dei giovani

2500 i gruppi di auto-aiuto in Italia. I primi gli Alcolisti Anonimi nel 1972 a Roma

Maschi, over 65 e giovani tra 18-24 anni, queste le persone più esposte all'abuso di alcol. In Italia complessivamente sono 7 milioni e 464 mila (Istat, 2012). I dati che detestano più preoccupazione sono quelli relativi ai giovani  (21% dei maschi, 9,5% delle femmine) e agli adolescenti (12,4% dei maschi, 8,4% delle femmine), soprattutto a causa del cosiddetto del binge drinking (bevute compulsive), comportamento assunto dal 14,8% dei giovani per lo più nei momenti di socializzazione. Tra i fattori che più espongono giovani e adolescenti all'abuso di alcol vi sono il consumo non moderato in famiglia, l’essere un fumatore (o ex) e il frequentare assiduamente discoteche e bar.

Ecco che allora diventa sempre più importante parlare di stili di vita, prevenzione, consumo consapevole, informazione e sensibilizzazione tra giovani e giovanissimi. Come sta facendo l’associazione fiorentina Generazioni contatti che dal 2008 coinvolge e sensibilizza i giovani al consumo responsabile dell’alcol, grazie a testimonial, interventi nelle scuole, campagne, attività creative ed anche serate nei locali fiorentini, come l’Hard Rock Cafè (leggi l’intervista a Filippo).

Non dobbiamo, infatti, dimenticare che l’alcol è oggi la causa del 25% della mortalità giovanile soprattutto a causa degli incidenti stradali: in Italia la mortalità per incidente stradale correlata al consumo di alcool viene stimata tra il 30% e il 50% del totale degli incidenti (Eurispes, Rapporto Italia 2010). Tuttavia, i dati ci dicono che i giovani non sono soltanto soggetti a rischio ma presentano già comportamenti di alcoldipendenza nel 15% degli under 30.

Complessivamente in Italia sono oltre 66mila le persone alcoldipendenti prese in carico dai 455 servizi alcologici territoriali del Servizio Sanitario Nazionale, con circa 5mila nuovi casi all'anno. Le regioni con il maggior numero di assistiti sono Lombardia e Veneto (Ministero della Salute). Il 30% degli utenti è sottoposto a trattamenti medico-farmacologici in regime ambulatoriale, il 26,5% al counseling; il 7,8% è inserito in gruppi di auto-mutuo aiuto; il 14% a un trattamento socio-riabilitativo e il 2,7% è inserito in una comunità di carattere residenziale o semiresidenziale.

 

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Un ruolo fondamentale nel sostegno e nel recupero delle persone alcoldipendenti è svolto dalle associazioni e dai gruppi di auto-aiuto. In Italia i più diffusi sono quelli di Aicat-Associazione Italiana Club Alcolisti in Trattamento e AA-Alcolisti Anonimi che contano 2500 gruppi, diffusi su tutto il territorio nazionale. Un centinaio solo in Toscana.

I più ‘antichi’ sono gli Alcolisti Anonimi (AA) nati nel 1935 negli Stati Uniti dall'incontro tra un agente di borsa di Wall Street ed un medico chirurgo dell’Ohio, entrambi alcolisti, che aiutandosi a vicenda riuscirono a mantenersi lontani dall'alcol. Da qui il cosiddetto “metodo dei 12 passi” che ancora oggi guida il percorso di un alcolista anonimo. Presenti in 160 paesi con oltre 100mila gruppi, arrivano in Italia, a Roma, nel 1972. Nel 1974 fondano un gruppo a Firenze e quindi a Milano. Oggi sono 500 gruppi con una presenza media di 10mila alcolisti.

I Club degli Alcolisti in Trattamento (Cat) nascono, invece, in Croazia nel 1964 grazie a Vladimir Hudolin, neuropsichiatra dell’Università di Zagabria, che elaborò un trattamento detto “metodo psico-medico-sociale integrato”. In Italia arrivano nel 1979 con l’avvio della prima esperienza presso l’Ospedale di Udine. Da allora i Club si sono diffusi in tutte le regioni, fino ad arrivare a 2000 gruppi e 20mila partecipanti.

Entrambe i metodi puntano molto sul coinvolgimento dei familiari. Così i Cat sono vere e proprie comunità costituite da non più di 12 famiglie, mentre gli Alcolisti Anonimi prevedono anche i gruppi Al-Anon composti dai familiari e i gruppi Alateen costituiti dai figli di alcolisti. L’alcolismo è infatti una malattia che segna profondamente anche i familiari, come racconta Frediana figlia di un ex alcolista dell’associazione Aicat Lucca.

 

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