Il telefono è ancora il più potente ed immediato strumento di comunicazione tra esseri umani lontani, e a differenza del web permette il contatto con l’udito, che insieme all’olfatto e al gusto è uno dei sensi umani con la maggiore capacità di memoria.
Come naviganti sperduti tra le onde della nostra giornata, ognuno di noi oggi porta in tasca un telefono, pronti alla connessione in qualunque istante, anche per chiedere aiuto nel momento in cui ne abbiamo bisogno; avere un telefono in tasca è diventato quindi anche una specie di ancora di salvataggio, un salvagente elettronico senza il quale ci sentiamo sperduti, isolati, più soli.
Nell’alfabeto nautico, Charlie significa “affermativo” oppure “ok-ricevuto”; quando da una nave qualcuno ha recepito il messaggio ed è disposto all’ascolto risponde “Charlie”, così chi parla è sicuro che la sua richiesta è giunta a destinazione.
E’ per questo che trovo molto evocativo il nome CHARLIE per una associazione che fa dell’ascolto di richieste d’aiuto la sua missione quotidiana; inoltre, trovo che l’uso di un nome semplice e memorizzabile renda più efficace la proposta, più memorizzabile il messaggio, più amichevole il contatto.
Trovo anche molto importante che una associazione come Telefono Charlie operi a Pontedera, in un’area del territorio (a differenza delle grandi città) che sembrerebbe immune da questo tipo di necessità; avere un servizio che aiuta semplicemente ascoltando è quindi una grande risorsa, e lo è ancora di più se dall’altro capo del filo (come nel caso di Charlie appunto) si ha la certezza di un ascolto competente, appassionato e anche vicino di casa.
La promozione di Telefono Charlie è stata affidata a uno spot tv, ed alla recitazione di Paolo Ruffini, attore e doppiatore comico livornese che più volte ho visto prestare la sua popolarità ad azioni di promozione sociale.
Molto spesso i personaggi famosi concedono la loro popolarità a testimonianza di associazioni di volontariato, e per fortuna il trattamento creativo di questa popolarità non indugia nella agiografia del personaggio: finalmente, infatti, anche le persone di spettacolo hanno imparato un rapporto adulto con questa forma di solidarietà.
Paolo è un ragazzo giovane, e per quanto ho potuto vedere in questa sua prima parte di carriera, il rapporto con il sociale ce l’ha proprio nel sangue; la dimostrazione sono i 20 secondi nei quali descrive l’associazione, il servizio ed il vantaggio del suo utilizzo, con quella scanzonatura tipicamente giovane e toscana che alleggerisce, rassicura e colpisce.
Né mi pare che Ruffini inflazioni la sua presenza di testimonial, trovando sempre chiavi di lettura diverse per sostenere con la propria popolarità le azioni di volontariato; anche questa è una dote, che se ben coltivata rappresenta una risorsa importante.
Il resto dello spot è il numero di telefono, che campeggia in grande evidenza dando la giusta centralità all’obiettivo di comunicazione; l’ironia sottile, la semplicità, i riferimenti puri alla toscanità anche nel linguaggio sono patrimonio riconosciuto dell’attore Paolo Ruffini, e si riverberano positivamente anche sull’associazione (questo la pubblicità con testimonial deve fare).
“Tanta roba… sembra banale, ma non lo è”.
Alla prossima, e fate pubblicità!!!
Post scriptum. Giovedì 19 marzo al Palazzetto dello Sport di Pontedera lo spot di Telefono Charlie sarà presentato alle scuole e ci sarà anche Paolo Ruffini!