Più di 4.300 volontari al lavoro su 27 beni confiscati alle mafie in 12 regioni italiane: questi i numeri di “Estate liberi” che si rivolgono in particolare a giovani e giovanissimi. Come nascono i campi anti-mafia di Libera?
Nel 1996 il Parlamento ha approvato la legge di iniziativa popolare per il sequestro e la confisca dei beni dei mafiosi per la quale Libera, che era nata un anno prima, aveva raccolto oltre un milione e mezzo di firme. Nello stesso tempo Libera si stava impegnando per promuovere la nascita di cooperative sociali adatte a gestire questi beni. Da qui l’esperienza di Libera Terra e dei campi di volontariato, iniziative pensate, soprattutto, per i giovani. Le terre confiscate diventavano così, oltre che luoghi di lavoro, di legalità e di giustizia sociale, anche occasioni di incontro, di solidarietà e di formazione. Per i ragazzi, infatti, partecipare ai campi di volontariato in Sicilia, Calabria, Puglia rappresenta l’occasione per vedere, con i loro occhi, come si vive nei luoghi dove le mafie sono molto presenti e, allo stesso tempo, rappresenta un’occasione per conoscere persone, associazioni, istituzioni che si oppongono alla criminalità organizzata e che si impegnano per promuovere la legalità. E’ importante ricordare che, soprattutto negli ultimi anni, il flusso dei ragazzi non è solo dal centro-nord verso sud ma anche dal sud verso il centro-nord a testimonianza che le mafie sono ovunque così come i beni a loro confiscati. Ed è per questo che, in ognuno di questi luoghi, dobbiamo portare avanti un lavoro di conoscenza, impegno e legalità.
Oltre al lavoro agricolo, che tipo di attività svolgono i ragazzi nei campi di Libera?
I campi di Libera sono un’esperienza di lavoro e di conoscenza ma anche e soprattutto un progetto educativo che va oltre l’esperienza dei campi e sollecita una certa continuità di impegno. Ad esempio, a Sesto Fiorentino, i ragazzi di Libera hanno allestito uno spettacolo sulla camorra che è davvero molto bello e lo hanno pensato e progettato al ritorno dal campo di Casal di Principe. Libera sta provando ad occuparsi della formazione dei ragazzi sia prima che durante e dopo la partenza per i campi. Proprio per questo stiamo organizzando per il 27 maggio prossimo, all’interno di Terra Futura, un incontro formativo per tutti coloro che, quest’estate, parteciperanno ai campi anti-mafia promossi da Libera, Arci e Cieli Aperti.
I ragazzi che partecipano ai campi sono centinaia ogni anno e in Libera cresce anche il numero dei giovani volontari. Molte associazioni, invece, si lamentano di non riuscire a coinvolgere i giovani. Libera come ci riesce?
Da qualche tempo Libera sta pensando ad una organizzazione ancor più dedicata ai giovani volontari. Comunque credo che, ad attrarre i ragazzi, contribuisca molto la nostra articolazione interna, più ‘orizzontale’ che ‘verticale’. Libera, oltre ai coordinamenti provinciali e regionali può contare sui presidi territoriali, strutture agili e ‘leggere’ che ben rispondono ai bisogni di partecipazione e di aggregazione dei ragazzi. Inoltre molte delle nostre attività, come quella dei campi ma non solo, coniugano la dimensione operativa con la dimensione formativa, il volontariato con la “memoria della mafia”. Libera, infatti, insiste molto sul concetto di memoria. Basti ricordare le lunghe liste dei nomi delle vittime di mafia letti nelle manifestazioni pubbliche di Libera, grandi o piccole che siano. Comunque l’età media dei ragazzi che partecipano ai campi si sta abbassando, adesso siamo intorno a 16-17 anni. Sarà anche perché noi proviamo a responsabilizzare i nostri giovani volontari. Da qualche tempo, ad esempio, abbiamo iniziato a sollecitare la loro partecipazione alle attività delle botteghe di Libera che in Toscana sono due, una a Pisa ed una a Firenze.
In Toscana ci sono 61 beni confiscati. Quanti di questi sono affidati a cooperative e associazioni?
Molto pochi sono i beni affidati al Terzo settore. La gran parte di questi, infatti, non è facilmente utilizzabile per finalità produttive. Molti, ad esempio, sono appartamenti. A Libera risultano interessanti quei beni che possano diventare attività produttive capaci di dare lavoro ai giovani, ai disoccupati, alle categorie svantaggiate, magari riuniti in cooperative sociali di produzione e/o di servizi. Spesso i beni confiscati sono ‘oggetti’ che richiederebbero un impegno economico iniziale che Libera non è in grado di sostenere. A Montecatini, ad esempio, è stato sequestrato un albergo ma quanto denaro servirebbe per riconvertirlo! Invece in provincia di Siena c’è la ormai nota tenuta agricola di Suvignano, uno dei beni confiscati alla mafia più grandi del centro-nord d’Italia; centinaia di ettari destinati a produzioni pregiate e numerose case, coloniche e fabbricati. Un patrimonio straordinario che potrebbe diventare una vera e propria “fattoria della legalità”, oltre che una scuola nazionale della legalità.
Quest’estate in Toscana Arci e Libera organizzano due laboratori residenziali, uno a Cecina (all’interno del Meeting Antirazzista) ed uno a S. Anna di Stazzema e particolare attenzione sarà dedicata al caporalato e alla cosiddetta ‘schiavitù delle braccia’. Perché avete scelto questo tema?
Perché in Toscana il caporalato è un fenomeno importante e dobbiamo parlarne di più. Il tema del lavoro è per i giovani di grande interesse ed allora è fondamentale inserire in questo contesto l’importanza della sicurezza e della dignità del lavoro, ricordare loro, sempre, che se un diritto viene minacciato o tolto a qualcuno, prima o poi viene tolto a tutti.
Da qualche tempo Libera si sta impegnando a promuovere anche forme di turismo responsabile, viaggi di conoscenza e di impegno.
E’ vero, abbiamo il progetto “Giramondi” di Libera International che proprio a marzo ha organizzato un viaggio di memoria e condivisione a Buenos Aires e poi il progetto “Liberi di viaggiare” nato con lo scopo di valorizzare i beni confiscati e il territorio nel quale si trovano. Una rete di agriturismi che offre a gruppi scolastici e viaggiatori di ogni età opportunità di vacanze all’insegna della scoperta di luoghi, tradizioni e soprattutto di un’economia pulita e giusta.
Nel 1996 il Parlamento ha approvato la legge di iniziativa popolare per il sequestro e la confisca dei beni dei mafiosi per la quale Libera, che era nata un anno prima, aveva raccolto oltre un milione e mezzo di firme. Nello stesso tempo Libera si stava impegnando per promuovere la nascita di cooperative sociali adatte a gestire questi beni. Da qui l’esperienza di Libera Terra e dei campi di volontariato, iniziative pensate, soprattutto, per i giovani. Le terre confiscate diventavano così, oltre che luoghi di lavoro, di legalità e di giustizia sociale, anche occasioni di incontro, di solidarietà e di formazione. Per i ragazzi, infatti, partecipare ai campi di volontariato in Sicilia, Calabria, Puglia rappresenta l’occasione per vedere, con i loro occhi, come si vive nei luoghi dove le mafie sono molto presenti e, allo stesso tempo, rappresenta un’occasione per conoscere persone, associazioni, istituzioni che si oppongono alla criminalità organizzata e che si impegnano per promuovere la legalità. E’ importante ricordare che, soprattutto negli ultimi anni, il flusso dei ragazzi non è solo dal centro-nord verso sud ma anche dal sud verso il centro-nord a testimonianza che le mafie sono ovunque così come i beni a loro confiscati. Ed è per questo che, in ognuno di questi luoghi, dobbiamo portare avanti un lavoro di conoscenza, impegno e legalità.
Oltre al lavoro agricolo, che tipo di attività svolgono i ragazzi nei campi di Libera?
I campi di Libera sono un’esperienza di lavoro e di conoscenza ma anche e soprattutto un progetto educativo che va oltre l’esperienza dei campi e sollecita una certa continuità di impegno. Ad esempio, a Sesto Fiorentino, i ragazzi di Libera hanno allestito uno spettacolo sulla camorra che è davvero molto bello e lo hanno pensato e progettato al ritorno dal campo di Casal di Principe. Libera sta provando ad occuparsi della formazione dei ragazzi sia prima che durante e dopo la partenza per i campi. Proprio per questo stiamo organizzando per il 27 maggio prossimo, all’interno di Terra Futura, un incontro formativo per tutti coloro che, quest’estate, parteciperanno ai campi anti-mafia promossi da Libera, Arci e Cieli Aperti.
I ragazzi che partecipano ai campi sono centinaia ogni anno e in Libera cresce anche il numero dei giovani volontari. Molte associazioni, invece, si lamentano di non riuscire a coinvolgere i giovani. Libera come ci riesce?
Da qualche tempo Libera sta pensando ad una organizzazione ancor più dedicata ai giovani volontari. Comunque credo che, ad attrarre i ragazzi, contribuisca molto la nostra articolazione interna, più ‘orizzontale’ che ‘verticale’. Libera, oltre ai coordinamenti provinciali e regionali può contare sui presidi territoriali, strutture agili e ‘leggere’ che ben rispondono ai bisogni di partecipazione e di aggregazione dei ragazzi. Inoltre molte delle nostre attività, come quella dei campi ma non solo, coniugano la dimensione operativa con la dimensione formativa, il volontariato con la “memoria della mafia”. Libera, infatti, insiste molto sul concetto di memoria. Basti ricordare le lunghe liste dei nomi delle vittime di mafia letti nelle manifestazioni pubbliche di Libera, grandi o piccole che siano. Comunque l’età media dei ragazzi che partecipano ai campi si sta abbassando, adesso siamo intorno a 16-17 anni. Sarà anche perché noi proviamo a responsabilizzare i nostri giovani volontari. Da qualche tempo, ad esempio, abbiamo iniziato a sollecitare la loro partecipazione alle attività delle botteghe di Libera che in Toscana sono due, una a Pisa ed una a Firenze.
In Toscana ci sono 61 beni confiscati. Quanti di questi sono affidati a cooperative e associazioni?
Molto pochi sono i beni affidati al Terzo settore. La gran parte di questi, infatti, non è facilmente utilizzabile per finalità produttive. Molti, ad esempio, sono appartamenti. A Libera risultano interessanti quei beni che possano diventare attività produttive capaci di dare lavoro ai giovani, ai disoccupati, alle categorie svantaggiate, magari riuniti in cooperative sociali di produzione e/o di servizi. Spesso i beni confiscati sono ‘oggetti’ che richiederebbero un impegno economico iniziale che Libera non è in grado di sostenere. A Montecatini, ad esempio, è stato sequestrato un albergo ma quanto denaro servirebbe per riconvertirlo! Invece in provincia di Siena c’è la ormai nota tenuta agricola di Suvignano, uno dei beni confiscati alla mafia più grandi del centro-nord d’Italia; centinaia di ettari destinati a produzioni pregiate e numerose case, coloniche e fabbricati. Un patrimonio straordinario che potrebbe diventare una vera e propria “fattoria della legalità”, oltre che una scuola nazionale della legalità.
Quest’estate in Toscana Arci e Libera organizzano due laboratori residenziali, uno a Cecina (all’interno del Meeting Antirazzista) ed uno a S. Anna di Stazzema e particolare attenzione sarà dedicata al caporalato e alla cosiddetta ‘schiavitù delle braccia’. Perché avete scelto questo tema?
Perché in Toscana il caporalato è un fenomeno importante e dobbiamo parlarne di più. Il tema del lavoro è per i giovani di grande interesse ed allora è fondamentale inserire in questo contesto l’importanza della sicurezza e della dignità del lavoro, ricordare loro, sempre, che se un diritto viene minacciato o tolto a qualcuno, prima o poi viene tolto a tutti.
Da qualche tempo Libera si sta impegnando a promuovere anche forme di turismo responsabile, viaggi di conoscenza e di impegno.
E’ vero, abbiamo il progetto “Giramondi” di Libera International che proprio a marzo ha organizzato un viaggio di memoria e condivisione a Buenos Aires e poi il progetto “Liberi di viaggiare” nato con lo scopo di valorizzare i beni confiscati e il territorio nel quale si trovano. Una rete di agriturismi che offre a gruppi scolastici e viaggiatori di ogni età opportunità di vacanze all’insegna della scoperta di luoghi, tradizioni e soprattutto di un’economia pulita e giusta.