Ogni anno si stima che vengano abbandonati circa 135mila animali domestici: l’80% muore a causa di incidenti stradali (45mila sono gli incidenti stradali causati da animali abbandonati o smarriti). Il 20% è destinato a vivere in un canile. Secondo la Lav nei canili vivono circa 1 milione e 600mila cani. Da dati del Ministero della Salute risulta che oggi in Italia sono 660.517 i cani randagi e oltre 1 milione e 290mila i gatti.
In Toscana sono 41mila i cani randagi secondo l’Associazione italiana difesa animali e ambiente. Ogni anno ne sono recuperati oltre 6mila: la gran parte viene restituita ai proprietari o data in adozione, mentre circa 500 vanno nei canili che in Toscana sono 51, 23 pubblici, 9 gestiti da associazioni di volontariato e 19 privati (vedi Report sul controllo del randagismo della Regione Toscana e il Report Randagismo Lav 2010).
Nel 2009 sono raddoppiate le iscrizioni all’anagrafe canina (oltre 52mila), anche grazie alla legge regionale 59 “Norme per la tutela degli animali” che dallo scorso agosto è diventata pienamente operativa con l’approvazione del regolamento attuativo.
In Italia il volontariato di tutela degli animali ha origini antiche: l’Enpa-Ente nazionale protezione animali nasce nel 1871, su impulso di Giuseppe Garibaldi. Da allora si sono aggiunte molte altre associazioni come l’Associazione Salvezza Animali, l’Associazione nazionale tutela animali o la Lida-Lega italiana diritti dell’animale (leggi l'intervista alla presidente di Lida Firenze).
In Toscana le associazioni animaliste sono 69 (banca dati Cesvot), senza contare Legambiente, Wwf e altre associazioni ambientaliste che tutelano anche i diritti degli animali. In questo ambito Cesvot ha sostenuto fino ad oggi 40 progetti di intervento e formazione. Come “Gabbie aperte”, il corso per volontari di canile che prossimamente sarà attivato a Prato dall’associazione Uomo Natura Animali.
Ma quando pensiamo al rapporto animali-volontariato, dobbiamo anche considerare quegli animali che, al pari degli ‘umani’, sono impegnati in attività di sostegno, riabilitazione o soccorso. Come nella pet therapy che vede cani, gatti, asini e cavalli (ippoterapia e riabilitazione equestre) protagonisti nella riabilitazione di persone disabili (leggi l'intervista all'associazione Pianeta Elisa).
In Italia la pet therapy è stata riconosciuta ufficialmente nel 2003 con un Decreto del Presidente del Consiglio. Da un recente studio dell’Università di Firenze risulta che la maggioranza degli utenti di pet therapy sono disabili psichici. Nell’80% dei casi la pet therapy è praticata con i cani e soprattutto in associazioni ed enti che si occupano di disabilità (49,5%), di anziani e nelle scuole.
E poi ci sono i cani guida: nati per supportare l’autonomia delle persone non vedenti, da qualche anno vengono impiegati anche per il sostegno dei disabili motori, come nel Progetto Melampo della Scuola nazionale cani guida di Scandicci che fino ad oggi ha addestrato e consegnato 5 cani ad altrettante persone con disabilità motorie (guarda il servizio del Tg3 Toscana).
Ai cani si deve molto anche nell’ambito della protezione civile e del volontariato di soccorso, soprattutto per la ricerca e il salvataggio di dispersi in superficie, tra le macerie e in mare (leggi l'intervista al Centro Cinofilo toscano).
In Toscana si contano 14 associazioni specializzate in attività di soccorso con unità cinofile, ai quali dobbiamo aggiungere i nuclei cinofili presenti in moltissime organizzazioni di protezione civile e tutela ambientale.
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