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Disabilità e lavoro, a che punto siamo in Toscana?

Lunedì 30 maggio 2016

Negli ultimi 5 anni 150 organizzazioni non profit della Toscana hanno avviato al lavoro 180 persone disabili, nonostante gli effetti della crisi economica che ha prodotto tra il 2008 e il 2013 un calo delle assunzioni del 30,5%. Nel nuovo Quaderno Cesvot i dati della ricerca realizzata dall’Istituto per la Ricerca Sociale.

A che punto siamo in Toscana con l’integrazione lavorativa delle persone disabili e quale ruolo svolgono le associazioni? Questa la domanda al centro della ricerca appena pubblicata da Cesvot nel volume “Disabilità e lavoro. Il ruolo del volontariato nell’integrazione lavorativa delle persone disabili” (I Quaderni, n. 74, maggio 2016, pp. 148).

L’indagine, promossa da Cesvot e realizzata da Daniela Mesini, Claudio Castegnaro e Nicola Orlando dell’Istituto per la Ricerca Sociale, ha coinvolto 150 organizzazioni non profit della Toscana, di cui 140 associazioni di volontariato attive nel sostegno delle persone disabili. Nel volume “Disabilità e lavoro” una ricognizione, qualitativa e quantitativa, sul contributo e il ruolo del volontariato e del terzo settore toscano nell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità.

I dati della ricerca – ha dichiarato Federico Gelli presidente di Cesvot – mostrano quanto l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità sia un tema di grande attualità rispetto al quale il volontariato toscano è fortemente impegnato. Sostenere questo impegno è uno dei compiti di Cesvot e lo faremo cercando innanzitutto di rispondere alle richieste che, proprio attraverso questa indagine, le associazioni ci hanno rivolto: le aiuteremo, così come ci hanno chiesto, nella progettazione di interventi sempre più efficaci, nell’accesso alle opportunità di finanziamento anche europee, nella rilevazione dei bisogni del territorio. Un lavoro che svolgeremo, come già abbiamo fatto, di concerto con la Regione Toscana e gli enti locali.

In Toscana vivono oltre 200mila persone con disabilità sopra i 6 anni, pari al 5,7% della popolazione residente, una percentuale in linea con quella nazionale. In Italia le persone disabili sono il 5,5% degli abitanti, ovvero 3milioni e 200mila. La maggioranza dei disabili toscani vive in famiglia, gli adulti disabili ‘istituzionalizzati’ sono, infatti, il 18,1% (la media nazionale è 19,5%). Ma quanti svolgono un’attività lavorativa? Purtroppo pochi, pochissimi.

Nella nostra regione solo il 3,9% delle persone con disabilità è occupato, mentre sono ben 36.745 i disabili iscritti al collocamento, di cui il 52,2% donne. Nel 2008 gli iscritti ammontavano a 35.104, ad oggi si registra dunque un aumento del 4,7%. Tuttavia, a fronte di un aumento degli iscritti al collocamento mirato, sottolineano gli autori della ricerca Cesvot, diminuiscono le assunzioni. Tra il 2008 e il 2013 le assunzioni di persone con disabilità in Toscana sono passate da 1.769 a 1.229, con un calo del 30,5%. Un dato che è il risultato degli effetti negativi della crisi economica sul mercato del lavoro.

"Ed è proprio considerando questa grave fase congiunturale e gli effetti negativi sul collocamento mirato delle persone con disabilità che il ruolo delle associazioni risulta ancora più importante e significativo”, scrivono Daniela Masini, Claudio Castegnaro e Nicola Orlando.

Il gruppo di ricerca ha mappato oltre 460 organizzazioni toscane attive sul tema della disabilità ed impegnate nella promozione dei diritti, nell’assistenza sociale e socio–sanitaria, nell’integrazione lavorativa. Tra queste, 150 sono state intervistate in profondità: 140 sono organizzazioni di volontariato, 7 cooperative sociali di tipo B e 3 fondazioni di partecipazione. Il 58,6% sono concentrate nelle province di Firenze, Lucca e Pisa. Negli ultimi 5 anni queste 150 organizzazioni hanno coinvolto, sostenuto ed accompagnato oltre 9mila persone disabili e ne hanno avviato al lavoro 180.

Si tratta prevalentemente di uomini tra i 30 e i 40 anni (68,3%), l’85,4% è stato inserito con una bassa qualifica professionale (operai generici, tirocinanti, apprendisti), l’83,2% è occupato da oltre un anno. I contratti più diffusi sono quelli a tempo indeterminato (54,6%) e quello a progetto (36,1%). I contrati di collaborazione occasionale non raggiungono il 7%. Residuale è la quota di contratti a tempo determinato (il 2,5%). La modalità prevalente di svolgimento del lavoro da parte dei disabili inseriti (per il 56,5% delle associazioni) è “con l’aiuto di un altro collega/tutor” o “a supporto di un collega”; solo 1 disabile su 5 sarebbe in grado di lavorare in autonomia.

Secondo il 69,5% delle associazioni coinvolte nella ricerca, i principali effetti positivi dell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità sono, non tanto l’accrescimento delle competenze professionali, quanto lo “sviluppo delle capacità relazionali e della percezione di sé”.

Infine, dalla ricerca emergono dati molto interessanti che riguardano proprio le associazioni: le organizzazioni che si occupano di inserimento lavorativo sono più strutturate rispetto alle altre, da più tempo radicate sul territorio, con un maggior numero di operatori e volontari e con più consistenti entrate finanziarie, provenienti sia da privati che da soggetti pubblici. Inoltre sono associazioni che più delle altre hanno attivato progetti di servizio civile anche coinvolgendo persone disabili.

Il volume è consultabile gratuitamente in formato pdf, previa registrazione all’area riservata MyCesvot, oppure è possibile richiederne una copia gratuita compilando l’apposito modulo online.

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