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Il tema

Un'economia delle relazioni

Quando devo raccontare delle banche del tempo mi torna in mente quel che mi disse una giovane donna. Era venuta in banca determinata e convinta di aver scelto la strada giusta; mi raccontò che da piccola aveva dovuto accudire la sua famiglia senza mai ricevere in cambio un sorriso. Una volta diventata mamma, voleva che i suoi figli capissero il valore del rispetto attraverso la modalità dello scambio e della reciprocità. Quella giovane donna era perfettamente entrata nel clima e nello spirito delle banche del tempo (Bdt).

Sono trascorsi circa sedici anni dalle prime esperienze. Nate soprattutto nel centro nord, hanno - a differenza di esperienze simili del nord Europa - un'impronta tutta italiana caratterizzata dallo scambio paritario che pone al centro la valorizzazione del lavoro di cura e della persona.

Le banche del tempo hanno radici comuni con il volontariato, ma se ne differenziano perché la regola unica che vige è lo “scambio paritario”. Ogni persona dà ma deve anche ricevere: accompagno tua figlia a scuola e acquisisco un credito in ore che spenderò quando avrò bisogno di qualcosa. Uscire dalla logica del mercato è una bella sfida culturale in un mondo dominato da logiche finanziare e a volte egoistiche. È quello che noi chiamiamo “economia relazionale”.

Per dare più forza ai nostri progetti e rilanciare l'esperienza nasce, nel 2007, l'Associazione Nazionale delle Banche del Tempo con l'obiettivo di sostenere il radicamento e la diffusione delle banche del tempo in Italia.

Un'indagine del 2009 fotografa la figura, il carattere e la fisionomia delle Bdt. Rispetto ai primi anni, esse coprono quasi tutta la realtà nazionale e sono in espansione anche nel sud. Le persone che si iscrivono sono donne al 70% ma, rispetto agli inizi, gli uomini stanno aumentando in maniera costante; hanno un titolo di studio medio-alto e la fascia di età più rappresentativa va dai 55 ai 70 anni. Si registra un aumento d'interesse da parte dei giovani, anche rispetto allo studio del fenomeno: numerose le tesi universitarie sull'argomento e in alcuni atenei sono attive banche del tempo.

Le attività sono di varia natura e in questi anni sono aumentati gli iscritti e le ore scambiate. Un altro dato di novità è la spinta dei cittadini ad associarsi e una nuova sensibilità a sostenere tali esperienze da parte delle istituzioni locali (che si avvalgono delle legge 53/2000, il cui art. 27 prevede che gli enti locali favoriscano la nascita di banche del tempo). Importantissimo a questo fine è stato il protocollo d'intesa nazionale che ha siglato una rete di amministrazioni locali al fine di sostenere e attivare i progetti delle banche del tempo nelle città.

Altra novità, rispetto agli anni precedenti, è il progetto europeo che ci vede partner di Portogallo e Spagna per lo studio, il confronto e la messa in atto di un percorso formativo degli animatori delle Bdt europee. Questo è un traguardo importante anche perché è stato preceduto da un protocollo d'intesa tra l'Associazione Nazionale delle Banche del tempo italiane e quelle spagnole. La rete che stiamo creando a livello europeo ha una forte valenza ideale e concreta perché rappresenta un passo importante nel percorso di costruzione dell'Europa dei popoli.

Maria Luisa Petrucci, presidente dell'Associazione Nazionale Banche del Tempo.
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