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Spazi e idee comuni per una terza età responsabile

A Lucca un progetto per riportare l’anziano al centro della comunità

Grazie al progetto “Co-Abitare il centro”, promosso dalla Misericordia di Lucca in collaborazione con Fondazione Casa Lucca e finanziato in parte da Cesvot con il bando Percorsi di Innovazione, aprirà a breve nel centro di Lucca un condominio sociale in cui sperimentare il cohousing, sviluppando una rete di buon vicinato e condividendo spazi e servizi. Ne abbiamo parlato con Sara Baldisserri della Fondazione Casa Lucca, una delle referenti del progetto.


Perché avete pensato di promuovere un progetto di questo tipo e quali sono i servizi che offrirà il condominio?
L’idea nasce dalla volontà di riqualificare il centro storico con un intervento strutturale che diventa un valore per la comunità. Di solito questi progetti vengono realizzati in zone periferiche, noi abbiamo fatto la scelta opposta: riportare l’anziano al centro della comunità e metterlo in condizione di potersi muovere liberamente al suo interno. Il condominio offrirà servizi generali di segreteria (accoglienza e calcolo bollette) e gestione degli spazi (pulizia giornaliera degli spazi a comune, lavanderia, sala cyclette); ma soprattutto metterà a disposizione degli inquilini due operatori che si occuperanno della mediazione condominiale e dell’animazione. Sono previsti numerosi eventi (cinema, cene condivise, feste, uscite a teatro o musei) che potranno coinvolgere i residenti ma anche le loro famiglie e i volontari che ruotano attorno alla Misericordia. Ci proponiamo in questo modo di lavorare attorno alla realizzazione di uno spazio comune, fortemente caratterizzato, dove si condividono idee e nuove progettualità per lo sviluppo di una terza età responsabile.

A chi è rivolta in particolare l’esperienza di cohousing che proponete?
È rivolta agli anziani, in generale persone con più di 65 anni, che sono uscite dal mercato del lavoro perché in pensione, ma hanno mantenuto la volontà di stare all’interno di processi partecipativi di comunità.


condominio_Co-Abitare_il_centroSi è concluso da poco il corso di formazione previsto come tappa preliminare del progetto. A chi avete offerto formazione e con quali obiettivi?
L'obiettivo del corso, al di là degli intenti didattici che hanno riguardato la mediazione sociale e la gestione della relazione d'aiuto, è stato sicuramente quello di amalgamare e dare un immaginario comune all’équipe (volontari della Misericordia, operatori di Fondazione Casa Lucca e qualche interessato dell'ultimo minuto, che ha voluto condividere questo percorso con noi) che opererà negli alloggi in cohousing. Gli operatori della Fondazione si occupano di mediazione e accompagnamento sociale all'abitare sia negli alloggi popolari che nell'edilizia privata. Sono persone con una grande ed eterogenea formazione nel sociale, pensiamo che potranno aggiungere un valore all'esperienza di volontariato della Misericordia. I cittadini possono partecipare come negli altri luoghi di prossimità” gestiti da Fondazione Casa. Mi riferisco in particolare alla sala a Pontetetto e al Manichino, dove - da mesi ormai - la cittadinanza si attiva inventandosi corsi di origami o proiezioni di film. Ci piace immaginare che in questi luoghi, che sono di tutti, nasceranno i nostri progetti futuri.

Il progetto costituisce anche un modo per dare sostegno agli anziani. Ci può spiegare meglio come e a quali anziani si rivolge in particolare?
Si tratta di un progetto che incentiva l’inclusione non solo dal punto di vista geografico – e mi riferisco alla centralità dell’edificio - ma anche dal punto di vista psicologico. La prossimità degli appartamenti, la vicinanza degli operatori, la possibilità di costruire insieme percorsi di animazione sono la base per sviluppare un sentimento di appartenenza e, se necessario, percorsi di solidarietà e mutuo-aiuto, che aiutino le persone a “sostenersi” reciprocamente nel momento della difficoltà. Il progetto si rivolge ad anziani che abbiano una sostenibilità reddituale, un po’ come il progetto “Agenzia Casa”, nata negli anni ’90: un’esperienza che non voleva avere carattere assistenziale, ma facilitare l’integrazione della persona all’interno del tessuto sociale della città.
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