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Storie

Riformare il governo del territorio

Parla Gianfranco Lazzeroni, sindaco di Bagnone

Sono ormai passati tre mesi dalla tragica alluvione che ha colpito la Lunigiana. Come è oggi la vita dei suoi abitanti?
L'alluvione ha danneggiato pesantemente la rete complessiva dei collegamenti, ha inciso sulla struttura dei servizi, sul commercio, sulle attività produttive. Pur con la volontà di reagire, la comunità lunigianese sta vivendo queste condizioni con disagi sul piano sociale, economico e occupazionale.

Recentemente il governatore Rossi è venuto ad Aulla per verificare lo stato dei lavori. A che punto siamo con la ricostruzione?
Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi è particolarmente presente e attivo nell'affrontare il quadro complessivo dei problemi (aiuto alle imprese, rimborsi, opere di ripristino dei danni, azioni di prevenzione). Tutto il fronte delle azioni è in movimento; alcune azioni sono state attivate o sono in corso, per altre si stanno predisponendo progetti che richiedono tempi più lunghi.

Lo scorso novembre, in risposta alle richieste avanzate da 27 sindaci del bacino del Magra (tra cui anche lei), Legambiente ha diffuso un documento esortando tutti ad “una radicale inversione di rotta”, ovvero abbandonare “l’alibi del cambiamento climatico e delle mancate pulizie fluviali” e passare dalla logica della “messa in sicurezza” alla logica della “riduzione del rischio”. Lei cosa ne pensa?
Il documento di Legambiente ha il merito di sollecitare un esame approfondito delle azioni da mettere in campo; ma lo fa in modo singolare e provocatorio, non giustificato, attribuendo responsabilità indistinte alle Amministrazioni. I Comuni sono da tempo impegnati su queste problematiche e hanno cambiato il passo rispetto ai tempi trascorsi: è largamente condivisa la convinzione che l’atteggiamento giusto sia quello di prevenire e ridurre il rischio, di non consentire la realizzazione di insediamenti in aree esondabili, piuttosto che intervenire a metterli in sicurezza a disastro avvenuto. Ad esempio il mio Comune approverà il 27 gennaio prossimo il nuovo Piano Strutturale che basa i suoi presupposti sulla tutela e valorizzazione delle risorse ambientali e sulla riduzione del rischio idrogeologico. Però è anche una realtà lo sconvolgimento del sistema di regimazione delle acque, del controllo del territorio dovuto alla marginalità dell’attività agricola assunta nelle aree montane, concausa del dissesto che poi si ripercuote a valle. Non c’è dubbio che in alcuni casi sia necessaria anche una pulitura dei corsi d’acqua con criteri e finalità corretti e controllati.

Tra le richieste dei sindaci anche l’apertura di un tavolo istituzionale che affianchi l’Autorità del bacino, perché questa richiesta e in che modo è stata accolta dalla Regione?
La complessità delle problematiche necessita di una pluralità di contributi, inoltre è necessario che le comunità siano consapevoli, responsabili e informate, ed è questo che i sindaci hanno sollecitato, un tavolo di confronto complessivo: la dimensione territoriale del sistema è la più adatta a individuare cause e rischi e a programmare risposte incisive concordate tra tutti i soggetti che ne hanno la titolarità e la responsabilità. La Regione Toscana, oltre ai provvedimenti immediati sulle aree inondate e a rischio idrogeologico, sta studiando un aggiornamento della legge urbanistica che prevede la redazione del Piano Strutturale a livello intercomunale. Il “governo del territorio” è una delle funzioni fondamentali che saranno trasferite entro l’anno e gestite in forma associata dall’Unione dei Comuni. L’Unione dei Comuni della Lunigiana comprende 13 Comuni e sarà l’occasione da cogliere per approntare strumenti efficaci anche per quanto riguarda la prevenzione del rischio idraulico.

width=300A proposito del ruolo del volontariato, cosa pensa delle “ronde arginali”, i gruppi di volontari specializzati nel controllo degli argini attivati dalla Provincia di Pisa?
Il volontariato è una risorsa fondamentale che ha dimostrato il suo valore nella fase dell’emergenza e può sempre più favorire il coinvolgimento delle comunità diffondendo comportamenti consapevoli, responsabili e di prevenzione. Le “ronde arginali”, (personale specificamente formato che può affiancare e integrare la protezione civile) sono una risposta utile e concreta per il controllo sistematico e costante dei corsi d’acqua insieme ad un sistema di monitoraggio in punti critici della portata dei corsi d’acqua.
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