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Riforma del terzo settore, ora la parola al parlamento

I decreti attuativi entro 12 mesi dall'approvazione. Prevista la revisione del sistema dei Csv

Ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato la riforma del terzo settore. Adesso il disegno di legge passa alla discussione parlamentare e, una volta approvato, il Governo avrà tempo 12 mesi (e non più sei come anticipato in un primo momento) per adottare uno o più decreti legislativi recanti il riordino e la revisione organica della disciplina degli enti privati del Terzo settore e delle attività che promuovono e realizzano finalità solidaristiche e di interesse generale.

Il Governo ha approvato una riforma importante che interverrà per riordinare e armonizzare il mare magnum del terzo settore, in particolare rispetto all'attività di volontariato e promozione sociale, impresa sociale, servizio civile, misure agevolative e di sostegno economico al terzo settore.

Come ha sottolineato il presidente di Cesvot Federico Gelli, si sono rispettati impegni e tempi per una riforma che tutti attendevamo da anni. Il percorso è stato celere ma condiviso ed è stato un onore farne parte. Questa riforma per la prima volta affronta temi chiave per il futuro di tutto il mondo dell'associazionismo come il servizio civile universale, il tetto al 5 per mille e l'istituzione di una Authority del Terzo Settore. E lo fa in maniera determinante. Sono sicuro che adesso è davvero possibile ripartire, portando il Terzo Settore a ricoprire il ruolo che gli spetta.

In attesa di conoscere nel dettaglio il testo di legge e le relative coperture finanziarie, ecco le novità più rilevanti che riguardano il volontariato: introduzione del servizio civile universale, stabilizzazione del cinque per mille, creazione di un registro unico del Terzo settore e razionalizzazione dei vari Osservatori nazionali. Infine la legge prevede la revisione e promozione del sistema dei Centri di servizio per il volontariato e il riordino delle modalità di riconoscimento e di controllo degli stessi.

Un aspetto quest'ultimo che desta grande attenzione da parte dei 78 Centri di servizio presenti sul territorio nazionale. Così infatti ha commentato Stefano Tabò presidente di Csvnet, l'ente di coordinamento dei Csv, cogliamo la stretta connessione tra questa previsione e l’invito, espresso formalmente da Csvnet, affinché si vada a superare l’impostazione sperimentale - dubitativa che inevitabilmente ha caratterizzato il legislatore degli anni ’90. Vogliamo pensare che, realmente, siamo alla vigilia di una convinta valorizzazione delle attitudini e delle competenze dei Centri di Servizio a favore della promozione del volontariato, nel contesto della più ampia riforma del terzo settore.
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