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Quelle che... il volontariato

Quelle che … il volontariato”, un titolo accattivante per il nostro convegno sulla presenza femminile nel volontariato, che si è svolto lo scorso 30 novembre 2012 presso la Sala delle Miniature di Palazzo Vecchio. Io e il mio collega Gianluca ci siamo complimentati per il titolo scelto: ne volevamo uno che evocasse una certa curiosità, cercando di non cadere negli stereotipi che solitamente i convegni “in rosa” suscitano.

Qui la domanda era: se il volontariato è donna - e le ultime ricerche lo dimostrano - a cosa si deve la scarsa presenza delle donne negli organismi dirigenziali del volontariato? Quali difficoltà incontra una donna che decide di fare volontariato?

Ecco il sottotitolo: “Storie, valori e ruoli al femminile: una questione di pari opportunità”. Abbiamo scelto di calarci nel dibattito attraverso una panoramica sul passato, le testimonianze del tempo attuale per arrivare al possibile scenario futuro. Giovanna Carocci, presidente dell’Associazione internazionale Fioretta Mazzei, ha abilmente illustrato l’evoluzione nei secoli della solidarietà indugiando su alcune figure chiave come quella di Monna Tessa, la serva governante di casa Portinari, ispiratrice nel Medioevo della nascita del complesso ospedaliero del Santa Maria Nuova. Stella Milani, ricercatrice del Centro interuniversitario di sociologia politica dell’Università di Firenze, ha invece tracciato il profilo del volontariato femminile contemporaneo da cui è emerso che solo il 34% delle donne contro il 66% degli uomini presiede un’associazione di volontariato.

Esistono, dunque, dei fattori di svantaggio nella partecipazione femminile? E, soprattutto, c’è un ripensamento nelle forme e nelle modalità per eludere tali ostacoli?

E’ difficile presiedere un’associazione, odio la conflittualità che spesso emerge interagendo”, ha spiegato Donatella Carmi Bartolozzi, presidente della Fondazione Italiana di Leniterapia. “E forse gli uomini, che ricoprono maggiormente le cariche dirigenziali, la gestiscono con più snellezza”. “Non mi sento diversa dall’altro sesso nel mio ruolo”, ha invece raccontato Francesca Dei, referente per la protezione civile provinciale della Vab. “Nella mia associazione gli incarichi son ugualmente ripartiti ma è più frequente il confronto con i colleghi. Soprattutto all’esterno, noto una certa diffidenza nei miei confronti, in parte dovuta anche alla giovane età”.

QuelleMonia Marcacci, capo scout nazionale della Cngei, è la terza donna che riveste questo ruolo in 100 anni di storia dell’associazione. “Il nostro lavoro richiede un’altissima disponibilità che spesso una donna non ha. E’ cresciuta la rappresentatività ma a costo di rompere con i modelli ‘’classici’ socialmente imposti: da noi occorre saper fare tutto, indipendentemente dal sesso”.

Infine, ha riferito Alessandra Campagnano, componente del direttivo di Avis Toscana, “ci sono voluti ben 46 anni per eleggere una donna nelle cariche della mia organizzazione. Mi sono detta: è bene che la componente maschile scopra il valore della diversità!”.

Queste e altre testimonianze sono state preziose per arricchire il dibattito di cui questo convegno rappresenta solo la prima tappa nelle attività della Delegazione.

Alessandra Turchetti è segretaria della Delegazione Cesvot di Firenze.

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