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17 maggio si celebra in tutto il mondo Idahobit contro ogni discriminazione

In occasione della Giornata internazionale contro omofobia e transfobia abbiamo parlato con Natascia Maesi di Arcigay.

È il 17 maggio 1990 quando l’Organizzazione mondiale della sanità decide di rimuovere l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali. È così che a partire dal 2004 ogni 17 maggio si celebra la Giornata internazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia  (o “Idahobit”, acronimo di International Day Against Homophobia, Biphobia and Transphobia ndr),  ricorrenza promossa dal Comitato Internazionale per la Giornata contro l'Omofobia e la Transfobia, riconosciuta dall'Unione europea e dalle Nazioni Unite. 

Ilga Europe, una delle maggiori associazioni Lgbti internazionali, ha diffuso un report sullo stato dei diritti delle persone omosessuali, transgender, intersessuali e queer in Europa. L’Eurobarometro sulla Discriminazione 2019, presenta le percezioni dei cittadini dell’Ue sull’accettazione sociale delle persone Lgbti e sulla discriminazione basata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere: il  76% dei cittadini europei sostiene che le persone Lgbti dovrebbero avere gli stessi diritti degli eterosessuali, sebbene la media vari ampiamente tra i diversi stati. In Italia, solamente il 68% degli italiani intervistati si dichiara favorevole in materia, rimanendo ben al di sotto della media europea.

Le pratiche di hate speech continuano a dare segnali preoccupanti. L’Osservatorio italiano sui diritti Vox segnala nella Mappa dell’intolleranza online  i tweet italiani contenenti parole sensibili, e tutte le parole di odio continuano a tornare su due ambiti: corpo e sessualità. 

Ilga Europe ha pubblicato in questi giorni la Rainbow Map relativa a tutti i paesi europei. In una condizione di generale arretramento sul fronte  dei diritti Lgbti, l’Italia si colloca al 35° posto su 49 paesi europei. Tra i dettagli di studio che riguardano il nostro Paese, viene segnalata la mancanza di una legge nazionale contro omofobia e transfobia e un aumento dei crimini causati da odio e discriminazione nel 2019 . 

Abbiamo parlato con Natascia Maesi di Arcigay Siena e Arcigay nazionale per fare il punto sulle attività dell’associazione.

Diritti e conquiste. A che punto siamo?

“Siamo ancora in cammino per quanto riguarda l’approvazione della legge contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. Proprio in occasione del 17 maggio con Arcigay nazionale abbiamo organizzato una tavola rotonda online sui progetti di legge depositati in cui si confronteranno i relatori e le relatrici dei testi Alessandro Zan, Laura Boldrini, Monica Cirinnà e Alessandra Maiorino. Quello che auspichiamo è di andare verso la redazione di un testo unico che metta insieme i diversi contributi arrivati. È fondamentale non solo riconoscere la tematica della violenza ma parlare anche di prevenzione, attivando percorsi di formazione e accoglienza per tutte le persone in condizioni fragili dopo il coming  out. È necessario avere risorse da distribuire per la formazione in modo da coinvolgere la società civile. A 30 anni da quel 17 maggio 1990 penso che sia necessario anche parlare ancora della legge  164/82 che regola la transizione di genere e necessita oggi di un corpus legislativo che promuova in pieno il diritto di autodeterminazione, come penso sia necessario confrontarsi in modo organico sul diritto di famiglia, per far sì che non ci siano figli di famiglie omogenitoriali discriminati”.

Come si può contrastare il fenomeno dell’hate speech sempre più radicato?

“Il tema del linguaggio dell’odio è difficile affrontarlo senza un approccio culturale di base. Sui social il filtro potente dell’anonimato fa emergere la violenza più cieca, ci sono parole come “lesbica” che sono utilizzate dagli odiatori del web già con una connotazione dispregiativa, pensata per fare del male all’interlocutore. Credo che sia attaccato tutto ciò che rompe il binarismo di genere e non è conforme e  per questo l’approccio culturale è fondamentale ,perché si tratta anche di insediare la narrazione creandone una alternativa, gli spazi di confronto vanno occupati di contenuti e questo noi di Arcigay lo sosteniamo da sempre. Chi subisce questo tipo di violenza va accompagnato con particolare attenzione perché spesso entra in gioco la paura, il timore di esporsi, penso anche alle vittime di revenge porn per cui scattano le stesse dinamiche psicologiche”.

Quali sono le particolari criticità che avete registrato in emergenza coronavirus?

“Sono molte le criticità che abbiamo registrato in questi giorni. Le persone che non hanno ancora fatto coming out sono schiacciate dalla convivenza forzata e per loro la mancanza dei nostri spazi di socializzazione genera un grande vuoto. Grande anche la sofferenza delle persone trans e delle sex worker che sono rimaste ai margini degli aiuti economici e che abbiamo indirizzato tramite la nostra rete di solidarietà ai servizi territoriali. A Siena abbiamo continuato a tenere attivo il nostro sportello “Spazio sicuro” tramite chat, telefono e videochiamate, per partecipare basta scrivere a spaziosicuro@movimentopansessuale.it. Come Rete donne transfemminista abbiamo creato incontri di approfondimento e socializzazione tramite piattaforme online, fondamentale rompere la barriera dell’isolamento, per tutti noi che facciamo attivismo, è indispensabile essere di aiuto all’altro”.

Foto in alto di Movimento Pansessuale Arcigay Siena

 

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