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Raccolta pubblica di fondi

Domanda: 
  1. Possiamo stabilire (ed esporre) un prezzo "fisso" per gadget e visite oppure è più opportuno lasciare l'offerta libera?
  2. Quale dicitura dobbiamo indicare sulle ricevute generiche che emetteremo? "Erogazione liberale"? "Contributo raccolta fondi"?
  3. Nel caso dovessimo organizzare, nelle stesse giornate, una cena per i partecipanti alle visite, potremmo chiedere un prezzo fisso anche per quella (come fosse una mini-sagra) facendolo rientrare nella raccolta fondi?
Risposta: 

1. Per rientrare nell'ambito applicativo del co.3, art. 143 DPR n. 917/1986 e, quindi, per godere dell'agevolazione fiscale qui prevista (esenzione IRES dei fondi pervenuti all'associazione "a seguito di raccolte pubbliche effettuate occasionalmente, anche mediante offerte di beni di modico valore o di servizi ai sovventori, in concomitanza di celebrazioni, ricorrenze o campagne di sensibilizzazione") é necessario "lasciare l'offerta libera" perché l'applicazione di un prezzo fisso qualificherebbe le entrate raccolte (dai gadget e dalle visite) di natura 'commerciale'.

2. Per sottolineare la natura dell'operazione posta in essere dall'Associazione ("raccolta pubblica di fondi") e per evitare fraintendimenti o errate interpretazioni sul concetto di "contributo", riteniamo preferibile indicare sulle ricevute (non aventi carattere fiscale) la dicitura "erogazioni liberali in denaro", peraltro corrispondente alla terminologia (vecchia e nuova) utilizzata dal legislatore tributario (v. ad esempio art. 83 Codice del Terzo settore).

3. La risposta è negativa. Naturalmente, è sempre possibile per una Associazione come la scrivente gestire indirettamente, nell'ambito di una raccolta pubblica di fondi, una cena per i partecipanti, avvalendosi di un ristorante o di un circolo (dotato di Partita Iva) che collabora con l'Associazione per la realizzazione dell'evento.

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