Oggi il volontariato non solo necessita di competenze ma è a sua volta un'attività che produce competenze. Come valutare e valorizzare tutti quei saperi e abilità che i volontari acquisiscono svolgendo la propria azione? Nel volume appena pubblicato da Cesvot “Competenze al centro. Sperimentazione di un modello per la valutazione delle competenze trasversali”, a cura di Katia Orlandi, Maria Cecchin, Iljà Barsanti (“I Quaderni”, n. 82, pp. 480), viene presentato un quadro di esperienze centrate sul bilancio delle competenze e sulla valutazione delle cosiddette soft skills, realizzate in vari contesti.
In particolare autrici e autori si soffermano sul modello PerfomanSe. Si tratta di una suite web, sperimentata dal Cif - Centro Italiano Femminile, che offre un’ampia gamma di strumenti di valutazione delle competenze: orientamento, bilancio delle competenze, evoluzione di carriera, selezione, sviluppo manageriale e per la valutazione dell’intelligenza collettiva finalizzata allo sviluppo organizzativo dei team.
Oltre che un modello, nel libro si propone una nuova visione, secondo cui le competenze rappresentano sempre più il centro dei sistemi organizzativi e l’apprendimento non avviene esclusivamente in contesti formali. Ciò significa che anche le abilità sociali e quindi le diverse conoscenze che si acquisiscono nella vita sociale e nella sfera personale sono competenze che è necessario valutare e riconoscere.
Se nel mondo profit si sta facendo sempre più strada la consapevolezza che la vera ricchezza intangibile della struttura organizzativa sono le persone, con tutti i loro saperi formali e informali, ciò vale ancor più per il mondo del non profit che tra dipendenti e volontari vede attive quasi 7 milioni di persone. Secondo Istat, infatti, le organizzazioni non profit attive in Italia sono 350.492 e impiegano 844.775 dipendenti e più di 5,5 milioni volontari. Oltre due terzi delle organizzazioni non profit conta al proprio interno volontari. La gran parte delle organizzazioni opera nel settore cultura, sport e ricreazione (64,9%), segue il settore dell’assistenza sociale e della protezione civile.
E proprio la valutazione e il riconoscimento delle competenze acquisite da chi svolge volontariato di protezione civile rappresenta una delle buone pratiche presentate nel volume. Tra le esperienze di valutazione delle soft skill anche il servizio civile e il volontariato in ambito socio-sanitario, in particolare nell’assistenza alla persona, in carcere e nelle attività di doposcuola.
“Oggi i volontari – osserva Katia Orlandi - necessitano di una vasta gamma di performance per affrontare i cambiamenti richiesti dal terzo settore e, sempre di più dovranno integrare con abilità anche molto diverse tra loro, per natura e ambiti. Questo cambiamento di paradigma, che non ci deve trovare impreparati, è dovuto in parte anche alla globalizzazione e modernizzazione dei sistemi organizzativi che stanno dando vita a un mondo sempre più frenetico ed interconnesso. Tutto ciò – continua Orlandi - coinvolge inevitabilmente anche il mondo del volontariato e ci mette di fronte a sfide anche collettive, dove le competenze dei singoli diventano fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi delle nostre associazioni”.
Il Quaderno è disponibile gratuitamente in formato pdf, previa registrazione all’area riservata MyCesvot. E’ inoltre possibile richiederne una copia gratuita compilando il modulo online nell'area riservata.