La crisi morde anche nel Terzo Settore e il 40% delle associazioni di volontariato grossetane lamenta una drastica riduzione dei fondi, elemento indispensabile per proseguire la propria attività solidale sul territorio e portare avanti i tanti progetti. A Grosseto e provincia sono soprattutto le associazioni più giovani ad esprimere questo tipo di perplessità.Sono alcuni dei dati emersi nella ricerca promossa dal Cesvot ‘Oltre la crisi. Identità e bisogni del volontariato in Toscana’ il cui contenuto è stato discusso stamani presso la sede Cesvot di Grosseto alla presenza del sociologo e curatore della ricerca Andrea Salvini.
Per migliorare la vita associativa e la presenza sul territorio, è inoltre primaria per le associazioni grossetane, oltre che un aumento di finanziamenti (necessario per il 50%), l’adesione di nuovi volontari attivi, che possano assicurare il ricambio generazionale: è necessario quindi, secondo le associazioni, incrementare le forme di comunicazione per ottenere maggiore visibilità (soprattutto per le più giovani associazioni), utilizzando strumenti più efficaci. È necessario attivare dinamiche in grado di diffondere una maggiore consapevolezza tra i cittadini, per favorire la partecipazione. Si richiede anche lo snellimento delle procedure burocratiche, che potrebbe favorire nuovi canali d’interazione con la cittadinanza. Oltre alle risorse umane ed economiche, per migliorare l’offerta di servizi sono necessarie anche risorse logistiche (sedi e strutture adeguate sono richieste dal 37,5% delle associazioni sanitarie e dal 33,3% delle socio-sanitarie). Le piccole associazioni richiedono maggiormente risorse umane, mentre le medie quelle economiche; le grandi attribuiscono alle risorse logistiche e progettuali la capacità di migliorare e ampliare l’offerta di servizi.
Nello scenario grossetano, la quasi totalità delle 226 associazioni svolge attività rivolte alla popolazione, impegnandosi nel sociale (35,1%) e nel sanitario (31,6%). Pochissime operano nella protezione civile e nella tutela dei diritti. Si rileva un volontariato “anziano” (il 44,1% ha avuto origine prima del 1994) e composto per il 78,7% da associazioni di piccole e medie dimensioni. Fa eccezione l’area sanitaria, costituita dal 57,1% di grandi. Le associazioni con più anni di attività appartengono all’ambito sanitario (61,5%), che è anche il settore prevalente (35,5%). Le nate dopo il 2010 agiscono prevalentemente nel sociale e nel sociosanitario, ed hanno un numero minore di volontari (57,1%). La tendenza è all’autofinanziamento (38,6%). Il 54,8% delle associazioni non ha convenzioni attive. I rapporti formali con gli enti pubblici sono prerogativa delle grandi (84,6%), che godono principalmente di finanziamenti pubblici (66,7%). Delle piccole associazioni, il 72% è privo di convenzioni. Il 73,8% delle associazioni usufruisce di una sede in comodato d’uso.
Piuttosto cupe le previsioni per il futuro. Se le associazioni grossetane hanno compreso come sia necessario mettere al centro i servizi, e quindi acquisire le competenze e le modalità per garantirli, rispetto al futuro prevedono ampiamente scenari negativi (24%), caratterizzati dal declino dei requisiti di gratuità e spontaneità (19,3%), da una crescente managerialità del settore (14%), e da un passaggio a forme organizzative tipiche dell’economica sociale (10,5%). Tuttavia, un 15,8% di associazioni dipinge una prospettiva positiva, e per il 7% un modo per affrontare il futuro in maniera proficua è attraverso il recupero della tradizionale tendenza etica e politica del volontariato.
“Ci sono due dati che possono essere considerati preoccupanti: il primo riguarda la crisi che ha determinato la forte difficoltà delle associazioni di accedere a risorse economiche, – spiega Silvia Sordini, presidente delegazione Cesvot di Grosseto - il secondo, che non possiamo considerare positivo, è quello legato alla scarsa presenza di volontari giovani che mette a rischio il necessario ricambio generazionale. Quello che mi sorprende, in questo periodo di crisi, e che allo stesso tempo mi fa piacere è la presenza di un alto livello del senso del volontariato mantenuto dalle associazioni. La crisi infatti sembra non aver intaccato il senso di responsabilità delle associazioni. Queste hanno compreso come sia necessario mettere al centro i servizi, e quindi acquisire le competenze e le modalità per garantirli. Proprio in questo processo le associazioni riconoscono al Cesvot un ruolo di alto supporto tecnico logistico accompagnato dalla possibilità di accedere a contribuiti economici soprattutto a supporto formativo. Nonostante gli scenari futuri ipotizzati dalle associazioni siano pervasi di sfiducia, le associazioni stesse indicano anche un modo per affrontare il futuro in maniera proficua: attraverso il recupero della tradizionale tendenza etica e politica del volontariato attivando maggiore consapevolezza e partecipazione tra i cittadini.”
La delegazione Cesvot di Grosseto nei prossimi mesi ha organizzato 5 incontri con le associazioni del territorio della provincia all'interno dell'iniziativa "Cesvot vicino a te" per comprendere le necessità e i bisogni delle associazioni e mettere a disposizione i propri servizi.