Presentato a Roma il 22 marzo il Rapporto Biennale sul Volontariato in Italia 2005, curato dall'Osservatorio Nazionale per il Volontariato – Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
I relatori - Renato Frisanco, Nereo Zamaro, Emanuele Alecci, Andrea Tieghi, Giorgio Groppo e Stefania Mancini - hanno tracciato un quadro sostanzialmente positivo del volontariato italiano, evidenziandone i numerosi fattori di crescita e i punti di criticità.
Aumenta in sostanza il numero delle organizzazioni di volontariato, con una diffusione più equilibrata sul territorio nazionale: da fonti Istat emerge che dal 1995 al 2003 le associazioni sono aumentate del 152%, passando da 8.343 a 21.021 unità. Oltre 800mila volontari effettivi, 12mila dipendenti, 1,6 miliardi di euro di entrate e quasi 7 milioni di utenti. Il divario tra le diverse aree del paese si attenua e le associazioni di volontariato risultano ormai attive in tutti i settori della partecipazione civica.
Ma dall'analisi emergono anche altri aspetti: nonostante la crescita del numero delle organizzazioni, i volontari restano una risorsa scarsa, che offre servizi a un numero sempre più alto di utenti; la frammentazione rimane uno dei principali elementi di criticità, creando difficoltà di coordinamento e riducendo la capacità di fare rete; il principio della gratuità rischia di attenuarsi; sorge il problema del ricambio generazionale, in un contesto in cui diminuisce l'incidenza dei volontari sotto i 30 anni, e i giovani sono spesso volontari attivi ma ‘non organizzati'.
In questo panorama, le sfide per il futuro risultano chiare: operare una sutura tra le piccole e le grandi organizzazioni, favorire un lavoro di cooperazione, puntare sulla formazione come strumento strategico e investire sulla partecipazione della cittadinanza attiva.
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