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Non profit, i servizi agli associati saranno soggetti a Iva?

Mercoledì 25 novembre 2020

Nella bozza della Legge di Bilancio 2021, all’art. 108, è prevista una norma che sta facendo discutere una parte del terzo settore italiano. L’articolo prevede di abolire l’esenzione dell’Iva per le prestazioni e i servizi rivolti ai soci, associati o partecipanti di associazioni non profit che prevedono un corrispettivo economico.

In un articolo del commercialista Marco D’Isanto su Vita non profit si spiega in dettaglio il contenuto del provvedimento. Questo ha intanto suscitato la ferma contrarietà del Forum Terzo settore, che in un comunicato lo definisce “una stretta fiscale sbagliata”, per la quale “migliaia di associazioni rischiano di chiudere”. (Fonte: InfoCSV n.90)

Il comunicato del Forum nazionale del terzo settore

Roma 24 novembre 2020 – C’è molta preoccupazione nel Terzo settore per l’art. 108 della Legge di Bilancio: migliaia di associazioni che non hanno scopo di lucro e che svolgono essenziali attività di interesse generale verranno assoggettate al regime IVA, con un forte aggravio di adempimenti burocratici e del carico contributivo.

Il Terzo settore è stato duramente colpito dalla crisi della pandemia, moltissime attività sono state sospese e rischiano di non riaprire più; questa iniziativa rischia di dare il colpo finale a gran parte del non profit. Da una parte viene stanziato un fondo straordinario per il Terzo settore non commerciale, intervento positivo anche se ancora insufficiente, dall’altra gli si complica la vita con nuova burocrazia e nuovi costi: una scelta francamente incomprensibile” – così Claudia Fiaschi, portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore

Ancora più grave è che in questo modo si cancella per legge l’idea stessa di mutualismo, uno dei valori fondanti della solidarietà ed elemento caratterizzante del Terzo settore italiano perché cosi tutto viene assimilato al consumo individuale. Ci auguriamo che Governo e Parlamento ci ripensino” prosegue Fiaschi.

Un problema che si aggiunge a quelli legati al nuovo regime fiscale introdotto dal Codice del Terzo settore che ha forti limiti. Con l’approssimarsi dell’entrata in funzione del Registro nazionale gli enti hanno necessità di scegliere il loro futuro in un quadro di certezze e invece, a tre anni dall’approvazione del Codice, siamo ancora in attesa di una interpretazione di norme spesso confuse e contraddittorie e che rischiano di appesantire ulteriormente il carico fiscale.

Abbiamo accettato di buon grado le nuove stringenti norme di trasparenza, a volte più impegnative che per tanti soggetti profit. Ci aspettiamo ora che gli apprezzamenti che vengono rivolti quotidianamente alla meritorietà delle nostre azioni si traducano in norme fiscali coerenti con lo spirito della riforma. Senza una fiscalità effettivamente premiante è tutto l’impianto della riforma ad andare in crisi. Nei prossimi giorni terremo una serie di incontri con esponenti del Governo e del Parlamento: chiederemo la modifica dell’art. 108 e l’introduzione in Legge di Bilancio di alcune modifiche interpretative della parte fiscale del Dlgs 117/17. Sono richieste di buon senso, abbiamo fiducia che saranno ascoltate”. Conclude Claudia Fiaschi.

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