Il nuovo ebook Cesvot “Messa alla prova e Lavoro di pubblica utilità. Vademecum per la collaborazione tra Uepe ed enti del terzo settore”, frutto della collaborazione con l’Ufficio Interdistrettuale Esecuzione Penale Esterna Toscana e Umbria (Uiepe), è una preziosa guida per conoscere le misure alternative al carcere, in particolare le sanzioni e misure di giustizia di comunità. La pubblicazione, curata da Filippo Daidone, Elisabetta Dani e Susanna Rollino, nasce all’interno del percorso di orientamento e formazione promosso da Cesvot nell’ambito di un protocollo triennale con Uiepe.
Tramite la messa alla prova le persone sono vincolate ad un programma di trattamento che prevede, tra le attività obbligatorie, lo svolgimento di un lavoro di pubblica utilità, che consiste nella prestazione di un’attività non retribuita a favore della collettività da svolgere presso istituzioni o enti del terzo settore. L’ebook pubblicato da Cesvot offre agli enti del terzo settore informazioni utili su modalità di accesso e buone pratiche sulla messa alla prova e il lavoro di pubblica utilità: attivazione di un programma di trattamento, convenzione con il tribunale, compiti dell’associazione ospitante (assicurazione, tutor, relazioni periodiche), soggetti che si possono accogliere.
Secondo la banca dati Cesvot, in Toscana le associazioni attive nel cosiddetto “volontariato di giustizia” sono 148 (94 organizzazioni di volontariato, 54 promozione sociale) ma qualunque ente del terzo settore può attivare una misura di comunità. Ad oggi, infatti, gli enti toscani che hanno convenzioni per l’inserimento di soggetti in lavori di pubblica utilità sono 454, la gran parte dei quali enti del terzo settore (dati Uepe Toscana). Complessivamente le persone sottoposte a sanzioni di comunità sono 4.672, a misure alternative 2.737, di cui 1.693 sottoposte a messa alla prova.
In Italia le persone in carico agli Uffici per l’esecuzione penale esterna sono 102.326, di cui 25.939 in messa alla prova e lavoro di pubblica utilità, 29.200 in misure alternative alla detenzione e 42.992 per indagine e consulenze ai tribunali - ordinari e di sorveglianza - e agli istituti penitenziari (dati Ministero della Giustizia). Negli anni si è registrato un notevole aumento della messa alla prova: secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Antigone si è passati da 804 nel 2015 a 14.980 misure nel 2018. Il 71% delle persone impegnate in lavori di pubblica utilità ha svolto la propria attività presso strutture o servizi socio-assistenziali alla persona, il 20% nella manutenzione del verde pubblico, il 6% nel segretariato sociale e il 3% nell’ambito della protezione civile. I reati maggiormente rappresentati sono quelli contro il Codice della strada.
La strada delle misure alternative alla detenzione si apre nel 1841 con un calzolaio di Boston, tale John Augustus, che fu il primo a convincere il tribunale a rilasciare un alcolista adulto, reo, con l’impegno di occuparsi del suo controllo, sostegno ed avviamento al lavoro. Da allora molta strada si è fatta nella modalità di esecuzione della pena, sia sotto il profilo normativo che culturale e sociale: prima con l’introduzione delle misure alternative alla detenzione (1975) poi con la Messa alla prova per gli adulti (2014) e infine, sulla spinta delle raccomandazioni europee, con l’apertura a un nuovo paradigma di giustizia, la giustizia riparativa.
L’ebook è scaricabile gratuitamente in formato pdf a questo link, previa registrazione all'area riservata MyCesvot.