E' stato presentato a Roma il rapporto annuale sulla composizione e sulle attività dei Centri di Servizio per il Volontariato (Csv), realizzato da Csvnet - Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato.
I dati pubblicati nel report si riferiscono all’anno 2014; alla rilevazione hanno partecipato 76 dei 78 Csv esistenti al 31 dicembre 2014.
Come risluta dal Report, i Centri di Servizio si confermano il 'motore' del volontariato italiano: con 376 sportelli attivi su tutto il territorio hanno fornito oltre 500 mila servizi di diversa natura e complessità a 43.823 organizzazioni pubbliche e private (di queste, 31.347 sono organizzazioni di volontariato) e 50 mila cittadini.
Un luogo ampio di partecipazione per il volontariato italiano, tanto che della gestione dei Csv si occupano ben 9.204 associazioni, di cui 8.105 sono organizzazioni di volontariato. La governance è composta da 1.027 volontari.
Nel 2014 i Csv hanno fornito oltre 500 mila prestazioni di diversa natura e complessità, per la quasi totalità a titolo gratuito. Le organizzazioni non profit destinatarie dei servizi sono state complessivamente 43.823; di cui il 72% è rappresentato da organizzazioni di volontariato (pari a due terzi delle associazioni servite); anche 50 mila cittadini e 158 mila studenti si sono rivolti ai Csv per avere consulenza o orientamento.
Una mole di servizi in crescita, realizzata attuando programmi serrati di risparmio e di miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia dell’azione dei Csv per fare fronte alla progressiva diminuzione delle risorse a disposizione (-20% tra il 2011 e il 2014) destinata ad aumentare nel biennio 2015 e 2016 per la riduzione della redditività della gestione patrimoniale delle Fondazioni bancarie.
Un dato che - scrive Csvnet - desta preoccupazione alla luce del significativo ampliamento delle attività dei Csv previsto dal Ddl di riforma del Terzo settore appena approvato al Senato, che assegna ai Centri il compito di “promuovere e rafforzare la presenza e il ruolo dei volontari italiani non solo nelle organizzazioni definite dalla legge 266 del 1991 ma in tutti gli enti del terzo settore”. Un aumento dei servizi che con difficoltà potrà essere adeguatamente garantito senza una inversione di tendenza delle risorse finanziare necessarie.
Per leggere il Report in versione integrale e le infografiche vai sul sito di CSVnet.