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I dati sulla disabilità

Martedì 3 aprile 2007

In Italia 1 famiglia su 10 convive con la disabilità. Secondo l'indagine ‘Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari' condotta dall'Istat su 60mila famiglie italiane, sono 2 milioni e 600mila le persone disabili, cioè il 4,8% della popolazione complessiva, in prevalenza donne. Se si includono le persone residenti in strutture socio-sanitarie, la quota sale a 2 milioni e 800 mila, e i numeri non comprendono i bambini sotto i sei anni di età.
Una popolazione che spesso è vittima di discriminazioni e fa fatica a trovare uno spazio nella società.

Il numero delle persone con disabilità appare stabile negli ultimi 5 anni. Cresce però il numero degli anziani nelle famiglie (+9%) e ammontano a 1 milione e 130 mila le persone confinate in casa, cioè il 2,1% della popolazione italiana.

Diversi i tipi di disabilità: fisica, psichica e sensoriale. Il 3% della popolazione – corrispondente a oltre 1 milione e 700mila persone – ha limitazioni motorie, l'1,7% ha un'invalidità per sordità, lo 0,6% per cecità, lo 0,1% per sordomutismo. Oltre 500mila persone hanno un'invalidità per malattia mentale.
Più della metà delle persone diversamente abili presenta più tipi di disabilità.

In Toscana i diversamente abili sono circa 70.000, con un'incidenza del 4,5%* sul totale della popolazione regionale.
L'esperienza toscana a favore dell'inserimento sociale delle persone diversamente abili è caratterizzata dalla collaborazione attiva tra enti pubblici, strutture sanitarie, volontariato e associazioni dei familiari. Ogni anno, dal 2000 ad oggi, 1500 persone disabili in media entrano nel mercato del lavoro, condizione indispensabile per raggiungere un'effettiva indipendenza economica e di vita.
Molti sono i risultati ottenuti, ma tanti ancora i traguardi da raggiungere. Dall''Indagine conoscitiva sulle condizioni di vita delle persone con disabilità in Toscana' svolta nel 2004 per conto della Regione, frutto di un percorso a cui hanno partecipato associazioni, operatori e famiglie, sono emerse importanti indicazioni sulle misure da prendere per migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità.
E' stata messa in luce, ad esempio, la necessità di assicurare l'assistenza domiciliare, l'accesso alle informazioni e agli strumenti di comunicazione, oltre che l'esigenza generale di innalzare gli standard dei servizi. Molto sentito, inoltre, il bisogno di potenziare, personalizzare e migliorare le opportunità di vita indipendente tramite gli interventi della Regione e degli enti locali, per favorire la vita di relazione e l'integrazione sociale delle persone con disabilità e soprattutto dei giovani, per i quali si auspicano sempre più azioni integrate che coinvolgano la scuola, il lavoro e la vita sociale.

Sul piano internazionale, intanto, un importante traguardo è stato raggiunto.
Il 30 marzo 2007, insieme alle associazioni Fand e Fish, il Ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero ha firmato per l'Italia la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, adottata all'Assemblea generale lo scorso 13 dicembre.
Dopo quattro anni di trattative si è giunti al primo grande trattato internazionale sui diritti umani del ventunesimo secolo, grazie alla partecipazione attiva delle associazioni delle persone con disabilità che hanno svolto un lungo lavoro di mediazione. Oltre 40 i paesi firmatari.
I 50 articoli sanciscono per le persone diversamente abili pari dignità nel godimento dei diritti umani: diritto alla vita, alla salute, all'istruzione, al lavoro, ad una vita indipendente, a muoversi, a esprimere le proprie opinioni, a partecipare alla vita politica e sociale. Gli articoli 6 e 7 sono dedicati alle donne e ai bambini, spesso vittime di una doppia discriminazione.

In attesa della ratifica della Convenzione, partirà sul territorio nazionale una campagna informativa e culturale sul tema della disabilità per focalizzare l'attenzione sugli interventi ancora da compiere.

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* Valore corrispondente al tasso standardizzato.
Il tasso standardizzato consente di confrontare popolazioni aventi una struttura per età diversa. Il valore del tasso grezzo, infatti, dipende anche dalla struttura per età della popolazione, e non solo dal fenomeno in analisi. Per esempio, il tasso grezzo di disabilità (numero di persone disabili diviso popolazione) potrebbe essere più alto in alcune regioni a causa di una maggiore presenza di persone anziane. Il tasso standardizzato riconduce tutta la popolazione ad una stessa struttura per età, cosicché le differenze che si osservano fra le regioni non sono dovute al fattore età.
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Per approfondimenti:
www.disabilitaincifre.it
www.istat.it
www.consiglio.regione.toscana.it

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