Fonte Vita.it
Nell’edizione 2022 del 5 per mille si è registrata un’impennata anomala di enti esclusi: da circa 1.600 dell’edizione 2021 a oltre 8mila dell’edizione 2022 (8.291 per l’esattezza). Anche allargando lo sguardo agli ultimi dieci anni, il numero più alto della serie degli esclusi è comunque la metà di quello del 2022. Un aumento non fisiologico, quindi, legato al fatto che per la prima volta nel 2022 l’accesso al beneficio del 5 per mille è stato legato alla avvenuta iscrizione al Runts: la deadline – nota da tempo, questo è vero – era fissata per il 31 dicembre 2022.
Identikit degli esclusi
La quasi totalità degli esclusi, il 92%, si trova nell’elenco degli Enti del Terzo settore e Onlus: il file dell’Agenzia delle Entrate ne elenca 7.626, di cui circa 2mila comunque a zero firme (2.209) e nel complesso 3mila enti che avendo raccolto meno di 100 euro non avrebbero ricevuto nulla. Siamo quindi di fronte a 4.598 enti che hanno avuto un danno concreto dall’esclusione: gli italiani li avevano scelti come destinatari del loro 5 per mille e fino all’anno prima avevano tutte le carte in regola per riceverlo, ma nel 2022 no. Negli altri elenchi i numeri sono differenti: fra gli enti della ricerca scientifica gli esclusi sono 109, fra le associazioni sportive dilettantistiche se ne contano 513, fra gli enti dei beni culturali e paesaggistici sono 43. Zero gli esclusi nella ricerca sanitaria, fra i gestori di aree protette e ovviamente fra i Comuni.
Epicentro Ets
L’Agenzia delle Entrate ha subito fatto sapere che «la competenza dell’Agenzia delle Entrate per il 2022 è limitata alle sole Onlus, iscritte alla relativa anagrafe, il cui trend non ha subito alcuno scostamento di particolare rilevanza». Alessandro Lombardi, direttore generale della Direzione generale del Terzo settore e della responsabilità sociale delle imprese al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, in una recente intervista ha chiaramente detto che «su 7.626 enti esclusi, circa 5mila (il 65%) sono stati esclusi dal 5 per mille perché seppur presenti nell’elenco permanente 2022 non si sono iscritti al Runts entro il 31 dicembre 2022». Le risorse destinate agli esclusi sono rilevantissime: 14,5 milioni di euro nel complesso, di cui quasi 13,9 milioni solo per l’elenco di Ets e Onlus. «Andranno in economia», ha spiegato Lombardi, aggiungendo (a domanda esplicita) che l’ipotesi di un intervento mirato, davanti a questa valanga di esclusi «non è una scelta che spetta alla Direzione generale».
La doppia beffa
Tutto è formalmente corretto. Tutti sapevano da tempo dell’iscrizione al Runts come requisito necessario per accedere al 5 per mille, tutti sapevano le scadenze, tutti sapevano dell’esclusione conseguente. Ma i dati concreti, nei loro effetti, sono terribilmente “altro” rispetto ad una previsione sulla carta: ci sono 14,5 milioni di euro che restano nelle disponibilità dello Stato anziché andare alle realtà che gli italiani (400mila) hanno scelto.
Non solo: si tratta di risorse che si aggiungono a quelle trattenute dallo Stato perché al di sopra del tetto di 525 milioni di euro stabilito come capienza massima per il 5 per mille, altri 4,3 milioni di euro. Gli italiani infatti con il 5 per mille 2022 (sono sempre dati ufficiali provenienti dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali) hanno destinato in verità un importo pari a 529.302.658,01 euro, di cui però – tra tetto ed esclusi – verranno effettivamente “girati” solamente 510,5 milioni di euro. Sommando gli importi non erogati per via del tetto a quelli non erogati perché destinati a enti esclusi – viceversa – si arriva in un soffio a 18,8 milioni di euro che gli italiani hanno destinato a finalità di interesse sociale, ma che lo Stato tratterà nelle proprie disponibilità.
Il governo rispetti le scelte degli italiani
Il paragone sarà sciocco, ma se in un compito in classe due studenti vanno male probabilmente è colpa loro, non hanno studiato. Se però in una classe vanno male in venti, forse c’è qualcosa che non va a monte. Fuor di metafora, eventuali azioni correttive in questo senso, dinanzi alla valanga degli esclusi, competono chiaramente alla politica. Il tetto c’è, ma abbiamo 14,5 milioni di euro destinati agli esclusi che – ad oggi – non verranno erogati: quei 4,3 milioni di euro, quest’anno, c’era proprio bisogno di non erogarli? E d’altra parte: l’iscrizione al Runts entro il 31 dicembre 2022 c’è, ma abbiamo 400mila cittadini che hanno espresso una indicazione chiara e 5mila enti che sono stati esclusi dal 5 per mille non perché colti in difetto rispetto alla loro azione, trasparenza, onestà ma solamente perché seppur presenti nell’elenco permanente 2022 non si sono iscritti al Runts entro il 31 dicembre 2022. Qualcuno sta valutando ancora il da farsi, ma tanti altri a quella data la domanda di iscrizione l’avevano già presentata e in questo momento sono iscritti al Runts: il 5 per mille 2023 lo riceveranno, così come lo hanno sempre ricevuto negli anni precedenti. Solo le tempistiche li hanno costretti a “saltare un giro”.
La trasmigrazione messa in stand by
Nel gruppo delle realtà escluse perché al 31 dicembre 2022 non erano iscritte al Runts ma lo sono state pochissimo tempo dopo, ci sono molte organizzazioni di volontariato-odv e associazioni di promozione sociale-aps per cui era prevista la trasmigrazione in automatico dai rispettivi registri regionali al Runts.
È Luca Degani, avvocato e presidente di Uneba Lombardia, a riepilogare quel che è accaduto. «Il Runts è stato istituito a novembre 2021 e c’era un anno di tempo per la trasmigrazione. Per il 2021 odv e aps hanno mantenuto il diritto al 5 per mille. Nella trasmigrazione era previsto il controllo dei dati trasferiti nel registro unico, ma la norma generale prevedeva che se il controllo non fosse stato posto in atto, la trasmigrazione si sarebbe comunque conclusa in base al principio del silenzio assenso», riassume Degani. Pochissimi giorni prima della scadenza dell’anno di tempo, però la trasmigrazione viene sospesa. Siamo a novembre 2022. «Moltissime odv e aps a quel punto ricevono dagli uffici regionali del Runts una comunicazione con cui gli stessi si prendono altri 90 giorni di tempo per fare i controlli, rinunciando al principio del silenzio assenso in favore di un controllo a tappeto su tutti gli enti. Tutte queste realtà in quel momento non sono escluse dal Runts ma solo sospese: nei mesi successivi la procedura si è completata e l’iscrizione è andata in porto. Peccato che in mezzo ci sia stata la data discriminante del 31 dicembre e che i sospesi non siano stati tolti dall’elenco delle realtà da escludere dal 5 per mille», spiega Degani.
La proposta
In altre parole, l’elasticità che l’amministrazione si è data nel gestire le tempistiche del suo lavoro ha di fatto penalizzato realtà che, magari per una manciata di giorni, si sono trovate escluse dal 5 per mille: costrette a rinunciare (tutto a norma di legge, lo ripetiamo) a risorse che per loro sarebbero state preziose. «Perché come società civile non pretendiamo dallo Stato quella stessa elasticità che la Pubblica amministrazione riconosce solo a se stessa? Pensiamo al fatto che ancora oggi il Runts non è accessibile al privato cittadino ma anche alle difficoltà di iscrizione che questa vicenda degli esclusi sta palesando?», si chiede Degani. «Non dico che ci vorrebbe un “condono” e che tutti gli esclusi dovrebbero rientrare, ma credo si possa stabilire una data – per esempio il 30 luglio, ma potrebbe essere anche un’altra – per sanare questa situazione specifica. Le odv e le aps che al 31 dicembre figuravano come sospese, ma i cui requisiti poi sono stati accertati e di conseguenza entro tale data sono state iscritte al Runts, dovrebbero essere riammesse al 5 per mille 2022 e ricevere quanto gli italiani hanno loro destinato».
Una proposta per il Consiglio Nazionale del Terzo settore, che VITA fa sua, insieme alla richiesta di eliminare una volta per tutte il tetto al 5 per mille.
A questo link il commento di Chiara Tommasini presidente di CSVnet