(Foto in alto di Josunshine - Pixabay)
Quest’anno l’8 marzo, Giornata internazionale della donna, lo dedichiamo alla condivisione della testimonianza di Corrente Alternata, associazione di promozione sociale toscana che dedica il proprio impegno a favore della tutela e promozione dei diritti delle donne.
Al centro dell’impegno di Corrente Alternata ci sono percorsi di formazione, emancipazione ed educazione affrontando stereotipi e ruoli di genere, entrando nelle discriminazioni e nelle violenze di ogni giorno.
Per questo la modalità di azione principale che hanno scelto è quella del laboratorio partecipativo, che prende spunto dai percorsi di autocoscienza degli anni ’70 del movimento femminista. Sono 4 le donne che fanno parte dell’associazione: Amanda Alexanian, Chiara Mellini, Mila Baldi, Stefania Minghini Azzarello.
(Foto tratta da uno dei laboratori partecipativi di Corrente Alternata)
“Siamo nate con la mission originaria dell’approfondimento del tema del lavoro precario e dei suoi effetti sociali per poi allargarci alla dimensione degli stereotipi, dell’affettività e delle relazioni di genere. I nostri laboratori di formazione partecipativa nascono dall’idea di offrire ai partecipanti gli strumenti per indagare e modificare la visione di genere nei vari settori della società” spiega Chiara Mellini.
Corsi, laboratori ed eventi di Corrente Alternata negli anni si muovono non solo a Firenze, città condivisa dalle donne dell’associazione, ma anche a Barcellona ed Amsterdam dove alcune di loro sono operative.
“Abbiamo sfruttato inizialmente la nostra precarietà e il fatto di essere dislocate in diverse città come punto di forza per creare percorsi a partire dalle esperienze personali. Questo è il nucleo dei nostri laboratori partecipativi. Si parte delle domande, dalla biografia di ognun* per mettere insieme definizioni, ruoli, rappresentazioni e costruire un lavoro basato sulla proprie identità. L’obiettivo del confronto è creare quell’apertura associativa, scatenare quel clic, che porta a dare gli strumenti per intaccare le visioni sedimentate e avviare un percorso di consapevolezza” spiega Amanda Alexanian.
“Indaghiamo i linguaggi in diversi contesti. Tra gli ultimi corsi ci siamo soffermate ad esempio sulle visioni di genere nel cinema, ma anche sull’insegnamento della matematica legata agli stereotipi di genere. In particolare in questi anni abbiamo lavorato con persone adulte, ma l’approccio partecipativo è utilizzabile sin dall’infanzia: basta pensare alle possibilità offerte dall’approccio ai colori, come alle rappresentazioni dei videogiochi e alle loro strutture di racconto” aggiunge Mila Baldi.
(Da sinistra a destra, Amanda Alexanian e Chiara Mellini, durante uno degli incontri dell'associazione)
Tra i progetti in elaborazione molta attenzione all’aspetto educativo, con la preparazione per il 2023 di una mostra sul femminismo dal ’68 ad oggi, che raccoglie foto, documenti, testimonianze, lavorando con le scuole superiori in un percorso che unirà i laboratori partecipativi alla formazione. Saranno studenti e studentesse le guide che accompagneranno i visitatori nell’esplorazione della mostra.
“Il periodo della pandemia ha rallentato le nostre attività dal vivo ma siamo parte del tavolo aperto per la costituzione della Casa della Donna a Firenze, insieme a tante altre associazioni pronte a dare il loro contributo per costruire un luogo fondamentale per la vita delle donne, per combattere disuguaglianze, discriminazioni e violenza. Il contributo che vorremmo dare è legato alla nostra esperienza nell’organizzazione di laboratori partecipativi rivolti a donne, soggettività lgbtq+ sui temi dell’affettività e delle emozioni, violenza di genere, stereotipi di genere, amori tossici, precarietà del lavoro. Il nostro intento è quello rivolgerci a insegnanti, educatrici e educatori, genitori e ragazz*” conclude Chiara Mellini.
I dati regionali indicano che le donne subiscono un maggiore tasso di inattività e un maggior rischio di abbandonare e perdere il lavoro. Anche il carico del lavoro di cura resta ancora sproporzionato sulle donne, aggravandosi in proporzione con il numero di figli (Irpet 2021). Ulteriori conferme arrivano anche dall’identikit dei nuovi poveri delineato da Caritas Toscana: donne, giovani, precari, autonomi. (Caritas Toscana – 2022). Dati che ci parlano anche di percorsi di liberazione sono quelli del tredicesimo rapporto regionale sulla violenza di genere in Toscana, ben il 79% delle donne che si è rivolta a un centro antiviolenza ha avviato o proseguito un percorso di fuoriuscita dalla violenza. Si tratta di donne in larga misura tra i 30 e i 49 anni (il 60% ) che dichiarano di aver subito violenza psicologica (85% dei casi) spesso accompagnata da violenza fisica (60,9%), o anche economica (27,2%). |