Accedere a un bene culturale per chi è disabile, spesso non è agevole, a volte è impossibile. Norme, vincoli e soprattutto barriere mentali possono essere ostacoli insormontabili.
Ne abbiamo parlato ieri (giovedì 4 ottobre) a Lucca in occasione della manifestazione Lubec - il salone dell'innovazione dei beni culturali - nell’incontro promosso da Cesvot “Faccio salti altissimi. La cultura dell’accessibilità e l’accessibilità della cultura”.
Hanno partecipato Mauro Felicori - direttore Museo Reggia di Caserta, Professore di Valorizzazione per il Turismo dei Beni Culturali Università di Udine, Massimo Marsili - direttore della Fondazione Giacomo Puccini di Lucca e responsabile Progetti di Fondazione Cari Lucca e Iacopo Melio - freelance nel mondo del giornalismo e della comunicazione digitale. Si occupa di sensibilizzazione e divulgazione come attivista per i diritti umani e civili ed è un amico di Cesvot.
"Faccio salti altissimi" è anche il titolo del libro di Iacopo Melio. Come nel libro, non sono mancati elementi per ragionare di diritti e barriere architettoniche.
“A Cerreto Guidi, dove vivo, c’è una bellissima villa medicea. Solo il primo piano è accessibile ai disabili perché la struttura ha vincoli che non consentono la foratura per fare un ascensore. Allora, cos’è la cultura? Il mattone o quello che esso racchiude? Il disabile non sarebbe disabile se tutti avessero gli stessi strumenti. Pensare alla cultura accessibile a tutti significa rendere le persone libere. Non è altro che la cultura del diritto di esercitare la propria personalità.”
Secondo Felicori del Museo Reggia di Caserta, l’accessibilità dei beni culturali va letta anche in chiave di apprendimento:
“Quando si parla di disabilità si pensa subito a una qualche limitazione fisica. Non è solo questo, è una questionepiù profonda e culturale. Tutti siamo ignoranti quando ci affacciamo a un museo. Quanto i nostri musei sono accoglienti e aperti a tutti in modo che tutti possano imparare? I nostri musei intimidiscono e diventano inaccessibili perché non siamo capaci in alcun modo di comunicare cultura.”
Come è emerso dalla discussione le nuove tecnologie potrebbero dare un grande contributo alla diffusione della cultura.
Lo stesso Melio, senza internet e i social, non avrebbe mai fondato l’associazione “Vorrei prendere il treno” che tutti i giorni è impegnata a eliminare barriere.