Questa volta l’Italia si classifica prima in Europa e non per malcostume ma, secondo lo studio Nielsen, per avere la percentuale più alta di “consumatori etici”, cioè consumatori eticamente orientati che, al momento dell’acquisto, sono attenti alle tematiche sociali ed ambientali legate a quel prodotto.
Quando ci aggiriamo per dati e statistiche relativamente al tema dei consumi etici scopriamo un profilo di noi, cittadini del mondo, molto inusuale rispetto al senso comune.
Lo sapevate ad esempio che quasi la metà di coloro che, al momento dell’acquisto, adottano criteri etici sono disponibili anche a pagare di più pur di avere la garanzia di quella “diversità” che vanno cercando? O che il consumatore etico ha un’età compresa fra i 15 ed i 39 anni e vive per lo più in Asia (il primato va alle Filippine), America Latina e Medio Oriente?
L’identità di un prodotto etico è data dai criteri della sua produzione, oltre che dalle caratteristiche del prodotto ottenuto; è data dal rispetto dell’ambiente e delle persone.
Ma io “agisco” un acquisto etico anche quando con quel gesto vado a sostenere l’inclusione sociale e lavorativa o un progetto di solidarietà.
Si dice, confortati dai numeri, che i consumi etici non conoscono crisi: dall’alimentare, all’ecoturismo, alla finanza etica. Anche la grande distribuzione ha dovuto assumere il profilo del consumatore etico e delle sue “pretese”: è un consumatore che si informa sulle politiche etiche del produttore e del distributore; che chiede di implementare i prodotti del mercato equo e solidale; che privilegia quei prodotti che contribuiscono a sostenere una causa.
In questo numero abbiamo voluto dare voce anche alla parte più piccola e più sconosciuta di questo nuovo mercato: abbiamo cercato di offrire ai nostri lettori una mappa, parziale ma significativa, di ciò che si produce nel volontariato grazie a progetti che vanno ben al di là dell’assistenziale e diventano, attraverso il lavoro, occasioni per esercitare concretamente pari opportunità e diritti di cittadinanza.
Crediamo che questo nostro lavoro possa rappresentare un contributo di informazione per dare coraggio ai protagonisti di queste esperienze affinché possano farsi conoscere ed anche trovare nuovi acquirenti e nuove reti distributive, riuscendo così a crescere ed a sostenersi.
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