Un’olimpiade si è appena conclusa e un’altra sta per iniziare. Dal 7 al 18 settembre Rio de Janeiro sarà ancora una volta il palcoscenico per 4.300 atleti provenienti da 176 paesi del mondo che si affronteranno in 23 diverse discipline sportive.
Stiamo parlando delle Paralimpiadi 2016. Saranno la quindicesima edizione dei giochi estivi dedicati ad atleti con disabilità.
Dove nascono? Chi li ha pensati e realizzati per la prima volta?
Il percorso è stato lungo e in salita. Il tutto è partito da una competizione sportiva del 1948 per veterani della seconda guerra mondiale con danni alla colonna vertebrale. Ad organizzarla fu il medico britannico Ludwig Guttmann nella città di Stroke Mandeville.
In Italia, nove anni dopo, il medico Antonio Maglio incontra in una casa di riposo romana un gruppo di giovani mielolesi che trascorrono le giornate in completo abbandono. Maglio decide di portare l’esperienza di Guttmann in Italia, constatandone immediati benefici sui pazienti. Il 18 settembre del 1960 al Centro paraplegici di Ostia “Villa Marina” ha luogo la prima edizione di quelli che nel 1984 diventeranno ufficialmente i Giochi paralimpici estivi.
Uno speciale di Superabile, la rivista dell’Inail in collaborazione con il Comitato paralimpico italiano (Cip), ripercorre la storia di quegli anni con foto e interviste ai protagonisti di quell’epoca. Un bel lavoro che ci restituisce le radici storiche di quello che sarà Rio 2016 tra qualche giorno. Lo speciale è parte di un lavoro più ampio del Comitato Italiano Paralimpico, che insieme a Inail e Fondazione Italiana Paralimpica, hanno curato il progetto “Memoria paralimpica – Nascita e sviluppo dello sport per disabili in Italia”. Il progetto consiste in un film-documentario intitolato “E poi vincemmo l’oro” (56’), un archivio-web e una mostra.
Il Cip disciplina, regola e gestisce le attività sportive per persone disabili sul territorio nazionale, secondo criteri volti ad assicurare il diritto di partecipazione all’attività sportiva in condizioni di uguaglianza e pari opportunità. Per quanto riguarda l’agonismo di alto livello, coordina la preparazione atletica delle rappresentative paralimpiche delle diverse discipline in vista degli impegni nazionali ed internazionali e soprattutto dei Giochi Paralimpici. Sul sito si legge che la mission è quella di garantire a tutti i soggetti disabili il diritto allo Sport, quale formidabile mezzo di crescita personale attraverso la sfida con se stessi.
Tra le associazioni benemerite del Comitato Paralimpico italiano anche Special Olympics Italia. Special Olimpics International è l’unica organizzazione che è autorizzata dal 1988 usare il nome "Olympics".
E’ attualmente presente in più di 180 paesi. La differenza tra il Comitato paralimpico e Special Olimpics è che mentre il primo opera con i criteri dei Giochi Olimpici con gare competitive riservate ai migliori, Special è un programma educativo, che propone ed organizza allenamenti ed eventi solo per persone con disabilità intellettiva e per ogni livello di abilità. Le manifestazioni sportive sono aperte a tutti e premiano tutti, sulla base di regolamenti internazionali.
Per tornare a Rio 2016, tra le tante notizie positive di questo imminente evento sportivo, l’edizione si arricchisce di un altro primato: la partecipazione di due atleti con disabilità, provenienti da Siria e Iran, che potranno gareggiare sotto le insegne del Comitato paralimpico internazionale. Sono Ibrahim Al Hussein - siriano che vive e si allena ad Atene - e Shahrad Nasajpour, iraniano residente negli Stati Uniti d’America. I due faranno parte del team indipendente, costituito da atleti non gareggiano sotto le bandiere della propria nazione.
14 saranno le discipline sportive che vedranno contendersi i 101 atleti paralimpici italiani con le rappresentanze sportive di tutto il resto del mondo. Dalla Toscana: Matteo Betti scherma, Fabrizio Caselli canottaggio e Sara Morganti equitazione.
Ma quanti sono i disabili in Italia? E quanti praticano sport?
Secondo il rapporto Istat “La disabilità in Italia“ del 2013 sono quasi 3 milioni le persone con disabilità, il 5% della popolazione. Il 15,2 % (pari a 418.00) pratica attività sportive. Il 42% di esse appartiene alla fascia di età 6-44 anni, il 22% alla fascia 45-64 anni e l’11% oltre i 65 anni.
In Toscana sono oltre 82 mila. Quelli con disabilità motoria sono circa 36 mila, quelli psico-sensoriali quasi 16 mila.
E, proprio a sottolineare l’importanza che ha assunto la pratica sportiva la II Conferenza regionale sulla disabilità del 15 settembre 2016, offrirà anche un programma di iniziative collaterali in cui l’appuntamento con lo sport sarà di spicco.
Per saperne di più sull'offerta sportiva dedicata alle persone con disabilità in Toscana, si consiglia di consultare su AbilityChannel e anche Open Toscana la sezione Toscana Accessibile.