Sabato 28 maggio ci siamo incontrati con esperti e rappresentanti del volontariato per confrontarci sui principali risultati della ricerca “Identità e bisogni del volontariato in Toscana” condotta dal prof. Andrea Salvini dell'Università di Pisa.
Gli spunti di riflessione che emergono sono importanti: quattro le direttrici principali che disegnano gli scenari sociali e culturali in atto nei quali il volontariato dovrà collocarsi con competenza ed autonomia.
1. Le transizioni demografiche: famiglia, generazioni e migrazioni.
2. La persistenza, il consolidamento e la genesi dei bisogni sociali vecchi e nuovi.
3. Le trasformazioni in atto nel sistema di welfare, quello toscano, che il professore ha definito “welfare semi manageriale”.
4. I cambiamenti culturali intendendo, in particolare, tenere sotto controllo la fragilità delle relazioni sociali, la diffusione dell'etica dell'utilità ed il consumo 'accelerato' degli eventi di vita.
Su questo, che il prof. Salvini ci ha offerto come tavolo di lavoro, noi dobbiamo iniziare un cammino di approfondimento e di condivisione, fra noi e con le principali istituzioni toscane.
Le conseguenze dei cambiamenti sociali e culturali in atto chiamano in causa il volontariato perché la sua attività interviene prevalentemente sui disagi che nascono dal governo di questi fenomeni e delle loro conseguenze. E sappiamo bene che per governare mutamenti sociali così complessi quali le trasformazioni demografiche, la povertà che ritorna, le difficilissime dinamiche di inserimento nel mondo del lavoro, le patologie sociali in aumento, la ridefinizione del welfare, bisogna avere un alto livello di conoscenza e di programmazione.
Gli interventi delle associazioni presenti all'incontro hanno dimostrato quanto sia necessario lavorare insieme per essere, sui temi specifici, 'nodi' di una rete più grande di quella delle nostre associazioni di appartenenza.
Io credo che sia giunto il momento di impegnarci ad avviare un lavoro sistematico di coordinamento, anche con la Regione Toscana. Dobbiamo costruire le occasioni per confrontarci sulle scelte che questa regione vorrà fare sul welfare futuro e vogliamo farlo prima che queste abbiano una genesi solo istituzionale.
Vogliamo inserirci in questo percorso di riflessione e di decisione, non vogliamo subirlo.
Gli spunti di riflessione che emergono sono importanti: quattro le direttrici principali che disegnano gli scenari sociali e culturali in atto nei quali il volontariato dovrà collocarsi con competenza ed autonomia.
1. Le transizioni demografiche: famiglia, generazioni e migrazioni.
2. La persistenza, il consolidamento e la genesi dei bisogni sociali vecchi e nuovi.
3. Le trasformazioni in atto nel sistema di welfare, quello toscano, che il professore ha definito “welfare semi manageriale”.
4. I cambiamenti culturali intendendo, in particolare, tenere sotto controllo la fragilità delle relazioni sociali, la diffusione dell'etica dell'utilità ed il consumo 'accelerato' degli eventi di vita.
Su questo, che il prof. Salvini ci ha offerto come tavolo di lavoro, noi dobbiamo iniziare un cammino di approfondimento e di condivisione, fra noi e con le principali istituzioni toscane.
Le conseguenze dei cambiamenti sociali e culturali in atto chiamano in causa il volontariato perché la sua attività interviene prevalentemente sui disagi che nascono dal governo di questi fenomeni e delle loro conseguenze. E sappiamo bene che per governare mutamenti sociali così complessi quali le trasformazioni demografiche, la povertà che ritorna, le difficilissime dinamiche di inserimento nel mondo del lavoro, le patologie sociali in aumento, la ridefinizione del welfare, bisogna avere un alto livello di conoscenza e di programmazione.
Gli interventi delle associazioni presenti all'incontro hanno dimostrato quanto sia necessario lavorare insieme per essere, sui temi specifici, 'nodi' di una rete più grande di quella delle nostre associazioni di appartenenza.
Io credo che sia giunto il momento di impegnarci ad avviare un lavoro sistematico di coordinamento, anche con la Regione Toscana. Dobbiamo costruire le occasioni per confrontarci sulle scelte che questa regione vorrà fare sul welfare futuro e vogliamo farlo prima che queste abbiano una genesi solo istituzionale.
Vogliamo inserirci in questo percorso di riflessione e di decisione, non vogliamo subirlo.