Le persone senza dimora, in Italia, sono quasi 50mila. Per la maggioranza sono uomini e stranieri ma aumentano le donne e gli italiani. Sono per lo più giovani e riescono a sopravvivere soprattutto grazie ai servizi che offrono loro associazioni ed enti non profit.
Le principali motivazioni che conducono le persone a vivere in strada sono la perdita del lavoro, la separazione dal coniuge, le cattive condizioni di salute. I maggiori bisogni sono quelli abitativi, sanitari, la mancanza di documenti e la mancanza di residenza.
Nel Rapporto 2012 dell’associazione Avvocato di strada possiamo trovare elementi utili per comprendere “i diritti negati” alle persone senza dimora. Il 45% delle pratiche seguite dagli avvocati dell’associazione sono relative ai diritti dei migranti: rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno, asilo politico e decreti di espulsione.
Come ci ha spiegato Antonio Mumolo, presidente dell'associazione Avvocato di strada, tra le pratiche di diritto civile spiccano quelle relative alla residenza che si conferma essere il problema “per eccellenza”. Perdono questo requisito la maggior parte delle persone senza dimora e con esso perdono ogni diritto: salute, lavoro, assistenza sociale e previdenziale. Eppure aumentano ogni anno i casi di residenza negata da parte dei Comuni. E poi lavoro, sfratti e separazioni.
Ancora. Nell’ambito amministrativo insistono pratiche che svelano problemi all’apparenza semplici, ma insormontabili per chi vive in strada. E sono quelli del mancato pagamento dei tributi, dai titoli di viaggio sui mezzi pubblici, alle cartelle esattoriali su tasse e imposte, tanto che “molte persone preferiscono rimanere invisibili in strada, senza residenza e senza diritti, per l’impossibilità di pagare questi debiti”. Un ultima segnalazione: fra le pratiche di diritto penale le più frequenti riguardano i procedimenti in qualità di persona offesa: aggressioni, minacce e molestie. Non sono dunque i senza dimora autori di reati, bensì vittime deboli ed indifese di aggressioni.
Un grazie di cuore agli oltre 700 avvocati volontari delle 32 sedi dell'associazione Avvocato di Strada che, ogni giorno, restituiscono a molte persone dignità, giustizia e visibilità.
Ci auguriamo che “avvocati di strada” possa, al più presto, aprire una sede anche in Toscana!
Una precisazione sui termini: faccio mio il termine senza dimora secondo la definizione che ci propone “Parlare civile. Comunicare senza discriminare” a cura di Redattore Sociale (Bruno Mondadori 2013). Senza dimora “è la persona che si trova ad affrontare sia una problematica abitativa sia, soprattutto, una grave situazione di emarginazione ed esclusione sociale.”
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