In Italia 8 abitanti su 10 possiedono una casa ma la crisi economica rischia di far saltare questo primato europeo. Secondo l'Osservatorio del mercato immobiliare presso l’Agenzia delle Entrate le compravendite in Italia sono cadute in picchiata: nel 2012 sono scese del 25,8%, pari ad una perdita economica di oltre 26 miliardi di euro. Anche i mutui accesi si sono dimezzati, mentre negli ultimi anni sono aumentati in modo consistente gli sfratti: secondo il Ministero degli Interni, nel 2012 sono stati ordinati oltre 120mila sfratti (27mila eseguiti), la metà causati dal mancato pagamento dell'affitto.
E sarà anche per effetto della crisi se da qualche anno gli italiani mostrano più interesse per forme dell’abitare alternative e sostenibili, grazie alle quali è possibile risparmiare energia e denaro, condividere risorse, spazi, attività e stili di vita. Seppure in ritardo rispetto ad altri paesi europei, aumentano associazioni, enti locali, famiglie e cittadini che si provano in progetti di autocostruzione, cohousing, housing sociale, condomini solidali.
Dalla ricerca “Il vissuto e l’immaginario dell’abitare a Milano” del Politecnico di Milano scopriamo che il 50,7% degli intervistati si dichiara molto curioso o interessato al cohousing. Al 38,9% piace l’idea ma “molto dipende dagli altri, dalla localizzazione, dal costo delle case”. Oltre il 90% ritiene importante condividere tempo libero e competenze e al 72% piacciono i ‘piccoli favori di vicinato’. Piscina, sala cinema, biblioteca, serra-orto sono gli spazi che più si vorrebbero condividere con i propri vicini di casa.
Insomma condividere spazi abitativi e attività non solo piace ma può aiutare ad uscire da situazioni di solitudine e disagio, come dimostra il progetto “Abitare solidale” promosso da Auser, associazione Artemisia e Comune di Firenze, grazie anche al sostegno di Cesvot. Il progetto promuove forme di “coabitazione solidale” tra giovani coppie, donne sole, studenti fuori sede, anziani e quanti vogliano ricostruirsi nuovi percorsi di vita ma non possono permettersi il costo di una casa (guarda il video di presentazione).
A Lucca, invece, la Misericordia ha ristrutturato un bell’edificio nel centro storico che diventerà un condominio solidale per persone anziane che, con l’aiuto di volontari, potranno partecipare ad attività culturali e contare su servizi domestici e alla persona (leggi l’intervista a Sara Baldisserri). Condividere spazi e attività ma soprattutto uno stile di vita fondato su sobrietà, solidarietà e accoglienza è lo scopo dei condomini solidali dell’associazione Mondo di Comunità e Famiglia fondata nel 1978 da Bruno ed Enrica Volpi (leggi l'intervista a Francesco Fabrini).
Cohousing significa anche risparmio energetico e sostenibilità ambientale. Così a Pontedera un gruppo di 12 famiglie si sta cimentando in un progetto di eco-cohousing che porterà ogni famiglia ad avere una casa costruita secondo i criteri della bioedilizia e, ampliando la pratica dei Gas – Gruppi di acquisto solidale, a condividere spazi e attività come la spesa, la cura dei bambini, l’orticultura. Sul sito dell’associazione Cohousing in Toscana si può consultare l’elenco dei gruppi che vogliono realizzare un’esperienza di cohousing e sono quindi alla ricerca di famiglie e persone interessate a condividere il progetto.
E spesso il cohousing è anche un’esperienza di autocostruzione collettiva, una pratica che permette di costruire case progettate in modo partecipato, condividere risorse, lavoro, competenze e impiegare materiali ecosostenibili e ad alto risparmio energetico. Uno di questi è la paglia. Sì, con la paglia si possono costruire case confortevoli, a norma di legge e sicure, addirittura antisismiche, come quella costruita a Conselice nel ravennate dall’associazione Edilpaglia. Si tratta della prima casa in paglia, legno e terra cruda realizzata con l’autocostruzione familiare. Recentemente Edilpaglia ha promosso la nascita di Aria Familiare – Associazione rete italiana autocostruzione familiare, la prima associazione di volontari autocostruttori che in Toscana conta già due gruppi, uno a Montecatini ed uno a Montelupo.
Anche l’ecovillaggio Corricelli, presso il quale ha sede l’associazione Basilico di Prato, ha al suo interno costruzioni in balle di paglia ma, come affermano i suoi abitanti, questo piccolo borgo nella Valle di Bisenzio è molto di più. E’ “un laboratorio di sperimentazione sociale e permaculturale”, il cui ‘viaggio’ è iniziato grazie ad una legge regionale del 1997 che prevede l’acquisto di piccoli borghi in stato di abbandono per recuperarli e renderli nuovamente abitabili.
L’ecovillaggio Corricelli aderisce a Rive, la Rete italiana di ecovillaggi nata nel 2004 che oggi conta oltre 20 aderenti. Come si legge nella carta d’intenti “Rive riconosce come ecovillaggi le realtà costituite da almeno 5 persone adulte che si ispirano a criteri di sostenibilità ecologica, spirituale, socio-culturale ed economica”. Dal 25 al 28 luglio la rete degli ecovillaggi terrà il suo XVII raduno presso l’ecovillaggio “Il Vignale” in Lazio.
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