Quando parliamo di diritti degli animali la gran parte di noi pensa agli animali a rischio di estinzione, ai cani abbandonati, agli allevamenti intensivi ma raramente pensiamo ai cavalli. Che tipo di maltrattamenti subiscono i cavalli?
Gli equidi sono in una condizione paradossale, nel nostro Paese e non solo: sono l’unica specie animale utilizzata e sfruttata in qualsiasi ambito possibile da parte degli umani. Ad esempio se si pensa ai bovini si parla di allevamenti intensivi, macellazione, produzione di latte; se si pensa ai cani si parla di randagismo e maltrattamenti; se si pensa ai visoni si parla di pellicce, ecc. Insomma un tipo di sfruttamento “settoriale”. I cavalli e gli altri equidi, invece, li ritroviamo dovunque: corse legali e illegali, maneggi, circhi, carrozze in città, palii, macellazione, sperimentazione animale, pelli, perfino abbandoni. Il paradosso è che sono fra gli animali meno tutelati in assoluto: in Italia non c’è alcuna legge che difenda i cavalli, l’anagrafe esiste più in teoria che in pratica e c’è una commistione tra cavalli da macello e cavalli non macellabili. Tutto questo favorisce il commercio incontrollato di questi animali (tanto è vero che stime approssimative dicono che la metà dei cavalli che ogni anno finiscono al mattatoio proviene dal circuito dell’ippica e degli sport equestri). Anche per questo noi siamo contrari alla compravendita di cavalli, così come a organizzare collette per acquistarli da privati e commercianti. In tali casi, infatti, anche se c’è il nobile intento di salvare un animale, di fatto si partecipa ad un business di cui faranno le spese altri animali. Siamo invece per responsabilizzare i proprietari, per informare le persone e quindi aiutarle a riflettere bene prima di decidere di prendere un animale così impegnativo come un cavallo. Oltre alla carenza normativa, infatti, c’è anche un gap culturale: sono pochissimi i proprietari di cavalli che hanno un’adeguata conoscenza dei loro bisogni e delle loro caratteristiche etologiche. Così come sono pochi i veterinari pubblici con adeguata formazione professionale, per non parlare delle forze dell’ordine. Questo crea enormi difficoltà nel momento in cui si deve intervenire per aiutare un cavallo, anche di fronte a situazioni di maltrattamento palese.
Come nasce la vostra associazione e di cosa vi occupate?
L’Italian Horse Protection nasce a Montaione, nella campagna fiorentina, alla fine del 2009 dalla mia volontà (forse meglio dire visione) di cambiare radicalmente la condizione di questi animali, la cui forza ed eleganza diventano spesso la loro condanna a una vita di sofferenze e privazioni. Provenivo da una lunga esperienza lavorativa di tutt’altro genere (da impiegato e direttore di banca) e da alcuni anni di incarichi dirigenziali da volontario in un’importante associazione animalista, che mi avevano dato una chiara idea sulla condizione dei cavalli nel nostro Paese. Si aggiunga il fatto che in Italia non esistevano organizzazioni specializzate nella tutela degli equidi a 360 gradi, ed ecco la molla che fece nascere questo progetto. All’inizio non c’era alcuna certezza che potesse prendere piede, c’erano solo tanti bei sogni e zero soldi. Fortunatamente ci fu concesso l’utilizzo di terreni da parte di un privato per far nascere il centro di recupero (fino al trasloco avvenuto lo scorso ottobre in un terreno in affitto). Il nostro centro fu il primo in Italia autorizzato a detenere equidi sotto sequestro giudiziario, con Decreto del Ministero della Salute. Lo staff attuale conta 14 persone (quasi tutti volontari, gli altri con piccoli part time) e al suo interno conta anche un veterinario ippiatra e un etologo. Si aggiunge poi un gran numero di volontari che si offrono per singole attività o per periodi limitati, contando sia quelli che vengono ad aiutarci al centro di recupero sia quelli che ci danno una mano a distanza.
L’Italian Horse Protection Onlus gestisce anche l’unico centro di recupero per equini maltrattati in Italia. Che tipo di cavalli ospitate e in che modo li aiutate?
Da noi sono arrivati, sino ad oggi, equidi dalle più disparate situazioni: detenuti da privati in condizioni di (talvolta grave ed efferato) maltrattamento, oppure dalle corse clandestine, o da allevamenti andati in fallimento. Spesso riceviamo segnalazioni da privati cittadini che verifichiamo prima di allertare le forze dell’ordine. A volte, invece, veniamo contatti da queste ultime, in caso di imminenti sequestri. Abbiamo collaborato spesso anche con Edoardo Stoppa della trasmissione tv “Striscia La Notizia” (vedi casi di Agropoli, Catania, Colleferro, Parma, Pistoia, Empoli, San Rossore, Milano). Al momento ospitiamo 74 equidi (quasi tutti cavalli). L’età è molto varia: da puledri di pochi mesi fino ad arzilli vecchietti di 34 anni. Buona parte di loro adesso sta bene, ma abbiamo dei gruppi sotto perenne osservazione, come ad esempio i cavalli anziani che richiedono una gestione diversa e più accurata, oppure il gruppo di cavalli asmatici a cui va somministrato del fieno trattato appositamente. I cavalli che giungono da noi vengono riabilitati sia sotto il profilo fisico che comportamentale, ovviamente in base ai casi ed alle esigenze e tenuto conto di come hanno vissuto in precedenza. Dal punto di vista comportamentale, quello che riscontriamo più spesso è una profonda diffidenza nei confronti degli umani, che riusciamo a superare grazie ad un paziente lavoro quotidiano di avvicinamento e contatto (esclusivamente da terra).
I cittadini come possono aiutarvi a combattere il maltrattamento dei cavalli?
Il cittadino può aiutarci anzitutto facendo donazioni o organizzando raccolte fondi: un’associazione come la nostra ha un costo di gestione elevatissimo, se si sommano le spese legate al centro di recupero alle spese per la divulgazione, le azioni legali, le investigazioni, ecc. Un’altra forma di aiuto da parte del cittadino consiste nel segnalarci – anche in forma anonima - i maltrattamenti di cui venga a conoscenza. Altro preziosissimo supporto è il diffondere le informazioni, gli approfondimenti e le denunce che regolarmente pubblichiamo sul sito e tramite i social network. E poi si può diventare uno dei nostri volontari. Per diventare volontari è sufficiente contattarci via e-mail o telefono e compilare una scheda. Il volontariato per Ihp può essere svolto in vari modi: svolgendo un periodo di attività presso il nostro centro di recupero, per la gestione e la cura dei cavalli o per lavori di manutenzione (steccati, mangiatoie, tettoie, mezzi agricoli, idraulica); oppure lavorando a distanza su attività di raccolta fondi e di promozione (organizzazione eventi, invio appelli via web, pubblicità tramite social network, distribuzione volantini, ecc…); infine, diventando un volontario nella propria zona di residenza, per la verifica di eventuali segnalazioni e per i controlli sui cavalli affidati. In tutti i casi è previsto un primo periodo di affiancamento da parte di un nostro responsabile.
Foto di Ottavia Poli, Italian Horse Protection. Clicca qui per vedere le altre.