Il progetto Voci migranti nasce come proposta interculturale di integrazione per i migranti che vivono in Valtiberina. Anziché considerare queste persone come anonima manodopera (nell'edilizia, nei lavori di cura che svolgono le badanti, nelle professioni più disparate, spesso umili, che sono costretti a fare), si pensano come narratori di storie, grazie anche al contesto in cui vivono, che ha una forte identificazione con la memoria e la narrazione di sé.
Mettendo insieme caratteristiche e specificità di quattro associazioni – Protezione civile di Sansepolcro, Metamultimedia, No-Mad e Archivio dei diari di Pieve Santo Stefano - si è voluto creare un percorso interculturale che si è sviluppato in più direzioni.
La raccolta di interviste, condotta dai collaboratori dell'Archivio diaristico nei luoghi di vita, di lavoro e di aggregazione dei migranti, è stato il primo momento di incontro e confronto interculturale, aiutato dalla presenza di una giovane mediatrice linguistica e culturale, proveniente dal Marocco e volontaria della protezione civile.
Il laboratorio teatrale, appuntamento fisso settimanale, ha avuto una spiccata partecipazione femminile e si è aperto a diverse performance pubbliche sul tema dei racconti di viaggio, per la regia di Silvia Martini, esperta di globalità dei linguaggi, che ha lavorato sulle competenze e specificità di ciascuno dei partecipanti. Il documentario, realizzato da Metamultimedia e presentato in anteprima alla 26^ edizione del Premio Pieve, ha messo in evidenza alcune delle storie emerse nel lavoro di raccolta di interviste fra quelle scelte dal regista Federico Greco: “quattro voci diverse da quattro paesi diversi: Tunisia, Argentina, Kurdistan, Marocco. E una quinta, che le raccoglie tutte e le osserva da una prospettiva unica. Voci di immigrazione da culture e paesi lontani, tutte legate da un'esigenza: la libertà di vivere la propria vita e comunicare le proprie idee, a costo di sradicarsi con dolore dalla terra di appartenenza. E con un secondo tratto comune: la scelta della Valtiberina come luogo dove ricominciare. Il vocabolario etimologico dice che il termine immigrazione proviene dalla radice MEI [MEIG], cioè scambio di doni, l'esatto contrario di quanto spesso pensiamo.” Infine lo sguardo fotografico di Luigi Burroni, che ha attraversato tutto il percorso.
Un progetto articolato, reso possibile dal sostegno finanziario Cesvot e Regione Toscana, nato nell'ambito del corso di formazione per progettisti realizzato a Sansepolcro da Cesvot, Uncem, Comunità Montana Valtiberina Toscana, al quale hanno preso parte, nell'ordine, i rappresentanti delle quattro associazioni citate: Loubna Cherkaoui Sellami, Filippo Massi, Silvia Martini e la sottoscritta. Un'iniziativa che ha suscitato interesse in tutti i partecipanti, destinata, ci auguriamo, a lasciare una traccia nel territorio che l'ha ospitata.
Il blog del progetto: http://vocimigranti.blogspot.com
Mettendo insieme caratteristiche e specificità di quattro associazioni – Protezione civile di Sansepolcro, Metamultimedia, No-Mad e Archivio dei diari di Pieve Santo Stefano - si è voluto creare un percorso interculturale che si è sviluppato in più direzioni.
La raccolta di interviste, condotta dai collaboratori dell'Archivio diaristico nei luoghi di vita, di lavoro e di aggregazione dei migranti, è stato il primo momento di incontro e confronto interculturale, aiutato dalla presenza di una giovane mediatrice linguistica e culturale, proveniente dal Marocco e volontaria della protezione civile.
Il laboratorio teatrale, appuntamento fisso settimanale, ha avuto una spiccata partecipazione femminile e si è aperto a diverse performance pubbliche sul tema dei racconti di viaggio, per la regia di Silvia Martini, esperta di globalità dei linguaggi, che ha lavorato sulle competenze e specificità di ciascuno dei partecipanti. Il documentario, realizzato da Metamultimedia e presentato in anteprima alla 26^ edizione del Premio Pieve, ha messo in evidenza alcune delle storie emerse nel lavoro di raccolta di interviste fra quelle scelte dal regista Federico Greco: “quattro voci diverse da quattro paesi diversi: Tunisia, Argentina, Kurdistan, Marocco. E una quinta, che le raccoglie tutte e le osserva da una prospettiva unica. Voci di immigrazione da culture e paesi lontani, tutte legate da un'esigenza: la libertà di vivere la propria vita e comunicare le proprie idee, a costo di sradicarsi con dolore dalla terra di appartenenza. E con un secondo tratto comune: la scelta della Valtiberina come luogo dove ricominciare. Il vocabolario etimologico dice che il termine immigrazione proviene dalla radice MEI [MEIG], cioè scambio di doni, l'esatto contrario di quanto spesso pensiamo.” Infine lo sguardo fotografico di Luigi Burroni, che ha attraversato tutto il percorso.
Un progetto articolato, reso possibile dal sostegno finanziario Cesvot e Regione Toscana, nato nell'ambito del corso di formazione per progettisti realizzato a Sansepolcro da Cesvot, Uncem, Comunità Montana Valtiberina Toscana, al quale hanno preso parte, nell'ordine, i rappresentanti delle quattro associazioni citate: Loubna Cherkaoui Sellami, Filippo Massi, Silvia Martini e la sottoscritta. Un'iniziativa che ha suscitato interesse in tutti i partecipanti, destinata, ci auguriamo, a lasciare una traccia nel territorio che l'ha ospitata.
Il blog del progetto: http://vocimigranti.blogspot.com