Il 7 ed 8 maggio si è svolto, a Principina Terra (Gr), un importante seminario interno del Cesvot dal titolo “Il futuro del volontariato organizzato in Toscana” a cui hanno partecipato oltre 70 associazioni espressione delle strutture regionali e territoriali del volontariato toscano.
E' stata una occasione riuscita per affrontare insieme gli aspetti di valore e le criticità che caratterizzano il volontariato toscano in questa specifica fase storica. Il dibattito è stato supportato dal contributo di esperti che hanno prodotto e portato alla discussione i loro contributi scientifici sul versante sociologico, economico e normativo.
Abbiamo visto che nel corso di questi anni vi è stato un processo di istituzionalizzazione delle associazioni, processo che ha sicuramente dato un contributo importante al welfare mix della nostra regione.
Tuttavia, se è vero che questo processo non è scevro da rischi, allora la “cultura del fare” – tradizionale patrimonio dell'azione volontaria – pur rimanendo condizione necessaria, appare non sufficiente a far fronte alle sfide del futuro.
Diventa infatti strategico affiancare a questa cultura dell'operatività anche competenze e conoscenze che penetrino all'interno delle associazioni, diventandone patrimonio indissolubile delle stesse.
Ciò è condizione fondamentale non solo perché le associazioni possano meglio svolgere il loro ruolo all'interno del sistema, ma anche perché le stesse mantengano e rafforzino quella condizione di autonomia intellettuale e culturale che è presupposto imprescindibile per una piena funzione di promozione della cittadinanza solidale e di critica sociale.
Paolo Balli è direttore di Cesvot.
E' stata una occasione riuscita per affrontare insieme gli aspetti di valore e le criticità che caratterizzano il volontariato toscano in questa specifica fase storica. Il dibattito è stato supportato dal contributo di esperti che hanno prodotto e portato alla discussione i loro contributi scientifici sul versante sociologico, economico e normativo.
Abbiamo visto che nel corso di questi anni vi è stato un processo di istituzionalizzazione delle associazioni, processo che ha sicuramente dato un contributo importante al welfare mix della nostra regione.
Tuttavia, se è vero che questo processo non è scevro da rischi, allora la “cultura del fare” – tradizionale patrimonio dell'azione volontaria – pur rimanendo condizione necessaria, appare non sufficiente a far fronte alle sfide del futuro.
Diventa infatti strategico affiancare a questa cultura dell'operatività anche competenze e conoscenze che penetrino all'interno delle associazioni, diventandone patrimonio indissolubile delle stesse.
Ciò è condizione fondamentale non solo perché le associazioni possano meglio svolgere il loro ruolo all'interno del sistema, ma anche perché le stesse mantengano e rafforzino quella condizione di autonomia intellettuale e culturale che è presupposto imprescindibile per una piena funzione di promozione della cittadinanza solidale e di critica sociale.
Paolo Balli è direttore di Cesvot.