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La Croce Verde di Viareggio era uno dei luoghi di aggregazione per eccellenza, era una importante comunità cittadina, un luogo di relazione e di formazione. Era connotata culturalmente e politicamente, rimandava alla sinistra, alla laicità, il fascismo l'aveva chiusa destinando i suoi beni e la sua sede alla Croce Rossa.
E' lì che sono cresciuto, in quel luogo che era prima di tutto una “casa” con una forte identità storica, culturale e politica. E questa “casa” aggregava persone che svolgevano anche “azioni volontarie”.
Oggi, a distanza di molti anni, sono convinto che il mio legame con la Croce Verde sia proprio figlio della sua antica e forte identità. E' questo il motivo principale, la “causa”, del mio indissolubile senso di appartenenza. Quando il 19 giugno scorso c'è stata la strage di Viareggio, la Croce Verde è stata la mia seconda drammatica preoccupazione, dopo mio figlio.
Rappresentano ancora questo le associazioni per le persone che le frequentano, oppure prevale una dimensione del servizio che è sufficiente a sé stessa? Una recente ricerca sulle tendenze del volontariato conferma che si sta consolidando un nuovo fenomeno, quello della “pluriappartenenza” dei volontari. Le persone cioè prestano il loro tempo a diverse associazioni. Un fenomeno interessante ma rischioso.
Il fenomeno della pluriappartenenza non indebolisce l'adesione ideale ad un progetto? Quanto incide, allora, nella vita associativa, la dimensione politica? E' assente o si svolge con modalità “altre” che spesso non riusciamo a decodificare e comprendere?
Mi piacerebbe sapere il vostro parere.