Dopo una lunga pausa, cogliamo l'occasione dell'8 marzo per riprendere la rubrica dedicata alla pubblicità sociale e alle recensioni del nostro esperto Bruno Lo Cicero.
In questo spazio ho sempre commentato campagne di comunicazione sociale, trovando regole da smontare, elementi da condividere, buone pratiche e noiose prassi. Il movente è sempre il solito: aiutare le associazioni a leggere il fenomeno della promozione, non come una difficile montagna da scalare senza risultati concreti, bensì come un esercizio (anche di stile) che può aiutarle a crescere se si coniugano i valori con i linguaggi.
Il soggetto di questa nuova puntata, più che una semplice campagna, è una vera e propria azione di marketing: il progetto delle Cuoche Combattenti, una associazione palermitana che sta diventando impresa sociale, fatta di donne che hanno subito il dramma del maltrattamento e della violenza domestica (qui un'intervista andata in onda su Tgr Sicilia e qui il loro profilo Facebook).
Aiutate dal Centro Antiviolenza Le Onde, e dopo uno stage in azienda, proprio dalla cucina di casa (luogo-simbolo di ogni donna, nel bene e nel male) queste donne riprendono in mano vita e mattarello per suonarle a tutti.
Alcuni dei claim più forti sono finiti direttamente sulle etichette dei prodotti (tra le tante, la salsa di pomodoro, pesti e marmellate) che queste donne coraggiose hanno deciso – udite, udite – di mettere sul mercato come strumento per il loro riscatto.
Una finezza stilistica è poi il logo.
Al di là del tratto semplice a matita, con alcuni riferimenti forti al cartoon (e al pugno alzato, che fa tanto Città del Messico ’68), la cosa interessante è certamente la presa sul mattarello: perfettamente al centro (in cima sarebbe risultato troppo aggressivo), e alzato in cielo come elemento di riconoscimento (le cuoche d’Italia sono tutte combattenti).
Dalla violenza allo scaffale il passo è molto ampio (qualcuno potrebbe dire azzardato) ma il marketing, che di suo significa “identificazione” può essere uno strumento meraviglioso di riscatto ed emancipazione.
"Chi ti ama vuole solo che tu sia felice", "Chi ti ama non ti critica continuamente", "L'amore non ammette minacce, mai", "Sei bella così, con tutta la tua ciccia" sostituiscono con pari dignità tutte le frasi ad effetto che noi pubblicitari appiccichiamo sui prodotti (a volte a forza) per segnalare la “promessa”, il motivo per cui andrebbero comprati.
Qui la promessa è invece più chiara, ed etica allo stesso tempo: non comprare solo un prodotto, non aiutare un gruppo di donne a rinascere… la promessa (cara consumatrice) te la fai da te e per te: rispetta te stessa anche comprando un prodotto, perché “chi ti ama ti lascia libera”.
Alla prossima (hasta la caponata siempre) e… fate pubblicità!