I tagli che la finanziaria ha fatto ricadere sui fondi statali di carattere sociale sono drammatici e mettono ulteriormente in crisi il già precario sistema di welfare del nostro Paese. Rischiano di saltare i livelli essenziali di assistenza alle persone e alle famiglie, agli anziani, agli immigrati; sempre più in discussione il servizio civile e il sostegno alle politiche giovanili, soppressi i difensori civici.
Si stima che tra il 2008 ed il 2011 i fondi a carattere sociale subiranno una riduzione pari a -86%, riduzione spesso a carico di iniziative e servizi erogati dagli enti territoriali a loro volta già penalizzati dalla manovra di finanza pubblica. Tutto questo in un quadro di allarmante crisi occupazionale.
Gli enti locali infatti, nel migliore dei casi, cercano di difendere ciò che rimane del già debole welfare del passato e non sappiamo come potranno rispondere alle nuove emergenze ed ai nuovi bisogni che questa lunga crisi economica renderà sempre più gravi.
In questo contesto il volontariato, da anni chiamato a rispondere ad aspettative sempre più impegnative da parte della pubblica amministrazione, rischia di venire snaturato, costretto alla sola offerta di servizi a basso costo, intrappolato nel “soccorso” su emergenze sociali vecchie e nuove.
La programmazione delle politiche sociali e degli interventi sarà sempre più un lusso ed i livelli decisionali sul sistema di welfare si abbasseranno ulteriormente.
E' questo lo scenario sul quale riflettere. Quale welfare è ancora possibile in questo Paese? Quale il ruolo del volontariato? Quali alleanze con le altri componenti del Terzo settore pure impegnate nella difesa del bene pubblico e del benessere dei cittadini?
Si stima che tra il 2008 ed il 2011 i fondi a carattere sociale subiranno una riduzione pari a -86%, riduzione spesso a carico di iniziative e servizi erogati dagli enti territoriali a loro volta già penalizzati dalla manovra di finanza pubblica. Tutto questo in un quadro di allarmante crisi occupazionale.
Gli enti locali infatti, nel migliore dei casi, cercano di difendere ciò che rimane del già debole welfare del passato e non sappiamo come potranno rispondere alle nuove emergenze ed ai nuovi bisogni che questa lunga crisi economica renderà sempre più gravi.
In questo contesto il volontariato, da anni chiamato a rispondere ad aspettative sempre più impegnative da parte della pubblica amministrazione, rischia di venire snaturato, costretto alla sola offerta di servizi a basso costo, intrappolato nel “soccorso” su emergenze sociali vecchie e nuove.
La programmazione delle politiche sociali e degli interventi sarà sempre più un lusso ed i livelli decisionali sul sistema di welfare si abbasseranno ulteriormente.
E' questo lo scenario sul quale riflettere. Quale welfare è ancora possibile in questo Paese? Quale il ruolo del volontariato? Quali alleanze con le altri componenti del Terzo settore pure impegnate nella difesa del bene pubblico e del benessere dei cittadini?