Di seguito pubblichiamo le testimonianze che don Albanesi, Maurizio Maggiani e Fausto Lupetti hanno voluto inviarci in occasione dell'incontro fiorentino Non angeli nè eroi, ma volontari.
Padre Giulio Albanese, missionario comboniano e giornalista
Siamo proprio convinti che i volontari siano angeli o eroi? Alla luce della mia esperienza ritengo che il volontariato debba essere “demitizzato”. Gli uomini e le donne che lo praticano, a pensarci bene, non sono dei “superman” o “superwoman”, ma persone comuni, cittadine e cittadini attivi, in alcuni casi credenti. La gratuità, infatti, alla luce del Vangelo, è un dono di amore che riesce ad infondere senso e significato all’esistenza umana.
Considerare il volontariato come un qualcosa di eroico significa, paradossalmente, legittimare la separazione tra chi vuole sporcarsi le mani per il bene comune e gli egoisti che pensano, invece, solo al loro tornaconto. La sfida dunque è culturale: il volontariato dovrebbe essere una costante laddove si cresce nella comprensione che questa umanità dolente, di cui tutti siamo parte integrante, ha un destino comune.
Detto questo mi pare importante stigmatizzare l’approccio paternalistico di certa informazione, all’insegna della carità pelosa che, mitizzando gli angeli o eroi che dir si voglia, strumentalizza il “servizio”, la “diakonia”, per battere cassa. Lo scopo, infondo, per questo modello di comunicazione, è quello di commuovere l’audience, promuovendo campagne di fundraising “strappa lacrime” finalizzate solo e unicamente al profitto solidale (per intenderci, quello di una beneficenza incentrata sulla raccolta fondi).
Naturalmente, come missionario, riconosco che vi possano essere situazioni particolari di rischio nella vita di chi si spende per gli altri. Ma attenzione, non si tratta di “eroismo” che solitamente sottintende per gli umani “valore e forza d’animo straordinari” . Per me, è piuttosto l’evangelica “parresia”, cioè il coraggio di osare. È la “martyiria” dei santi, uomini in carne ed ossa. È la “testimonianza” di grandi ideali. Nella fede, attraverso la grazia di Dio, davvero la vittoria dei vinti.
Maurizio Maggiani, scrittore e giornalista
Vorrei essere lì, vorrei esserci non per parlare ma per guardare. Per appostarmi buono buono nel posto che mi spetta, che spetta a uno come me che parla tanto e combina poco, da qualche parte in fondo alla sala, e mettermi di buzzo buono a imparare a memoria le vostre facce, le vostre mani, e gli sguardi, e le parole di tutti voi, uno per uno.
E portare questo favoloso bottino a casa per ripassarlo con calma, ogni giorno un po', ogni giorno per tutti i giorni che restano. Che restano a me, che restano a questo Paese, per dirsi salvo, o per dirsi perduto.
Ognuno di voi testimonia per me, testimonia per il Paese, di ciò che ogni individuo può voler essere e ciò che non è, di ciò che le comunità degli umani possono e di ciò che non vogliono poter essere. E ognuno di voi testimonia per sé, testimonia di una vita, una vita che agisce nella vita, che genera vita, un agire di fecondità che mette il bastone tra le ruote dei costruttori di morte. Dovrei impararvi a memoria, ognuno di voi, come i Dieci Comandamenti, come gli articoli della Costituzione della Repubblica, come le lettere dell'alfabeto, come la canzone da cantare al mattino presto perché il giorno sia un buon giorno. E vergognarmi se me ne dimentico uno, se lascio per strada anche un solo sguardo, anche una sola azione.
Siate felici per quello che siete, per quello che agite, e lasciate a me di essere felice per quel posto laggiù in fondo alla sala, il posto di un piccolo fratello che non si è del tutto perduto nell'epoca delle lontananze e del disincanto.
Fausto Lupetti, editore
Viene spontaneo pensare, questi sono degli angeli. Ma la campagna ti fa riflettere. E ti chiedi perché “non sono degli angeli”? Sono persone che praticando la solidarietà sociale e in particolare l’aiuto reciproco oggi prefigurano un cambiamento, un futuro possibile, quello che Gramsci chiamava la città futura.
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