La comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo del 2011 ha riconosciuto al volontariato dignità e centralità nelle politiche europee di coesione, perché luogo di creazione della cittadinanza europea e soggetto che “genera capitale umano e sociale, è uno strumento di integrazione e occupazione ed un fattore chiave per migliorare la coesione sociale”.
L’iniziativa Il volontariato “allena” i nuovi cittadini europei che si è tenuta il 24 marzo a Grosseto, prendendo spunto da questo documento, ha scelto la metafora della palestra con l’obiettivo di “allenare” il volontariato a sviluppare e praticare nuovi punti vista e strumenti. L’organizzazione ha visto impegnate tre Delegazioni Cesvot (Arezzo, Siena e Grosseto) con i rispettivi direttivi e associazioni.
Alla giornata hanno partecipato 120 volontari, gli assessori provinciali alle politiche sociali Pastorelli (Siena), Ricci (Arezzo) e Tacconi (Grosseto), il sindaco di Grosseto Bonifazi che hanno ascoltato le relazioni di Matteo Villa e Federico Batini. Al termine le conclusioni dell’assessore regionale Allocca e del presidente del Cesvot Petrucci.
Alle relazioni è stato affidato il compito di delineare il terreno di lavoro: come sono fatti i territori e le comunità in cui opera il volontariato? Quali dinamiche si sviluppano? Le organizzazioni di volontariato conoscono le comunità in cui operano? E cosa le comunità conoscono del volontariato?
Comunità fragili, disgregate, fatica delle istituzioni organizzate che fanno comunità, coesione sociale: gli enti locali, le famiglie, le imprese. Uno sguardo alla crisi e al riassestamento di queste istituzioni è necessario per conoscere il campo in cui il volontario opera e ancor più opererà nei prossimi anni per non sentirsi schiacciato sotto la pressione di un sistema che si sgretola.
Il volontariato è anche una rappresentazione di storie e di persone, storie che contribuiscono, esse stesse, alla costruzione della comunità. I racconti del volontariato possono essere potenti meccanismi e strumenti di costruzione di comunità; le narrazioni delle organizzazioni di volontariato hanno un impatto nella definizione dello scenario in cui le organizzazioni stesse operano, costruendo relazioni, rapporti.
Le due relazioni del mattino sono state accompagnate da due letture dell’attrice Arianna Gaudio che hanno creato un’atmosfera di sospensione ed emozione nel pubblico. Nel pomeriggio le “4 palestre” a cui hanno partecipato oltre 60 persone coinvolti in diversi ‘esercizi’, come immaginare strumenti, idee e nuove azioni o modalità di impegno volontario a partire dalle proprie esperienze ed esempi.
In particolare, Angiolo Falsini ha ‘allenato’ i partecipanti a rileggere le competenze che si sviluppano nelle attività di volontariato perché il volontariato è un ambiente informale di apprendimento. Con Fabio Lenzi i partecipanti hanno ragionato sulle nuove “regole del gioco”: un gioco, quello della costruzione di progetti condivisi con attori pubblici e imprese private, in cui occorre fare i conti con strumenti e campi totalmente diversi. Come ha osservato lo stesso Lenzi, “i volontari sono usciti dalla palestra un po’ con il fiato corto perché si sono ritrovati in un campo in cui oltre alle regole sono cambiate, per così dire, anche le misure del campo stesso, la dimensione delle porte e il numero di giocatori”.
Letizia Materassiha allenato i volontari nella costruzione degli strumenti di comunicazione. I racconti delle organizzazioni sono spesso poco intenzionali, molte voci e racconti ma senza autori visibili. Il rapporto con i media è improntato alla reciproca mancanza di riconoscimento, alla difficile scelta e pratica dei diversi contenuti e strumenti (comunicazione digitale e tradizionale). La significatività delle narrazioni del volontariato è stata sperimentata dai partecipanti attraverso personali costruzioni (foto linguaggi) che hanno divertito e coinvolti i volontari portandoli a rileggere le proprie storie di volontariato.
Andrea Volterrani ha condotto un allenamento sulle specificità dei valori del volontariato e i caratteri distintivi rispetto al mondo delle imprese. La valutazione e la misurazione del valore sociale aggiunto del volontariato parte dal riconoscimento di ciò che veramente distingue il volontariato dalle imprese for profit e sulla focalizzazione di queste dimensioni come quelle da tenere sotto controllo e misurare sistemi di indicatori da costruire, aggiornare e adattare.
Al termine della giornata ciò che è rimasto è la necessità di continuare in questa direzione e con questi strumenti. La necessità di allenarsi per non rimanere “con il fiato corto” di fronte ai cambiamenti dei contesti. Le Delegazioni Cesvot presenti si sono impegnate ad organizzare nuovi appuntamenti dello stesso genere.
L’allenamento continua…
Andrea Caldelli è presidente Delegazione Cesvot di Grosseto
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