No alla discriminazione. No alla Violenza. Sì al rispetto. Sono le parole chiave della Rete Red, gruppo di 100 donne che appartengono ad AISM – Associazione italiana Sclerosi Multipla -, formate dall’Associazione stessa all’ascolto e alla comprensione dei disagi di donne con sclerosi multipla.
Essere donne con disabilità implica un maggior impegno nel vedere riconosciute le discriminazioni, le molestie e le violenze subite perché spesso la condizione di disabilità oscura il genere. Le donne con disabilità subiscono una doppia discriminazione che ne condiziona le opportunità di partecipazione, autodeterminazione e scelta in vari ambiti della vita.
La Rete Red nasce nel 2019 grazie al progetto I>DEA, realizzato a livello nazionale da Aism in partnership con Associazione Differenza Donna, Human Foundation e Asphi, dedicato a tutte le donne con sclerosi multipla che subiscono discriminazione, prima come donne e poi come persone con disabilità.
Obiettivo: sostenere altre donne in specifici percorsi di sostegno ed empowerment in casi di discriminazione e violenza.
“Il Progetto interviene su un aspetto decisivo, di cui avvertiamo nell’esperienza quotidiana gli impatti negativi , si tratta del fatto che in moltissimi casi le donne con disabilità non riconoscono la discriminazione, gli abusi e le varie forme di violenza che subiscono” spiega Federica Terzuoli, project manager Aism e donna della Rete Red Grosseto.
Questo emerge infatti dalla Ricerca “Vera” “Violence Emergence, Recognition and Awareness Designed for women with disabilities Promossa e realizzata da FISH con Differenza Donna.
“Così nel 2019 è nato il Progetto I>DEA per dare una risposta creando modelli e sviluppando competenze che includano l’ottica di genere, il sostegno tra pari creando la rete Red (Rete Empowerment donne), una task force di 100 donne a livello nazionale, suddivise per le sedi provinciali Aism, pronte a diventare figure chiave nei territori per intercettare episodi e problematiche di discriminazione multipla. Il Covid ha reso necessario trasformare tanti incontri di formazione in formato online, ma non ci siamo fermate” spiega Federica Terzuoli.
Il gruppo toscano è composto da 10 donne, di Firenze, Grosseto, Pisa, Lucca e Pistoia.
Abbiamo raccolto la testimonianza di Silvia Di Giulio, volontaria di Aism Firenze attiva nella Rete Red fiorentina.
“Ho scoperto di essere malata nel 2008, e dal 2009 sono volontaria Aism, penso che stando vicini agli altri si capisca meglio se stessi, da quando ho cominciato questa esperienza ho una continua conferma di questo.
Ho deciso di partecipare al progetto della rete Red prima di tutto perché si parla di donne, diritti e come combattere la discriminazione. La violenza di genere sulle donne con disabilità è un tema poco conosciuto, se ne parla meno e rischia di rimanere per questo in una zona d’ombra. All’inizio ero titubante, è un percorso di formazione duraturo e profondo, volevo essere sicura di poter dare il massimo. L’associazione però mi ha supportato da subito, ci sosteniamo a vicenda, so di essere capita e questo mi ha dato la spinta finale per cominciare questo viaggio.
Diventeremo referenti per i nostri territori delle donne malate di sclerosi che subiscono forme di discriminazione e il nostro compito sarà quello di ascoltarle e indirizzarle per avere il giusto supporto, che sia psicologico, legale, sociale.
Sono entusiasta di questo percorso perché sto acquisendo competenze trasversali, come sono trasversali le discriminazioni su cui lavoriamo, e questo sarà importante per accogliere le donne che chiederanno aiuto.
Tra gli incontri che mi hanno colpito di più, uno dei primi svolto con un centro antiviolenza. Condividevano con noi storie di tante donne. Io sono rimasta colpita dalle storie di violenza psicologica, ancora più dall’altrettanto inaccettabile violenza fisica.
La violenza psicologica non la vedi direttamente sulla pelle delle persone e mi ha fatto pensare a quando sei discriminato perché sei malato, ma la tua malattia è ancora invisibile agli occhi degli altri. Sembra quasi una colpa che non lo sia, sembra che rallenti la capacità degli altri di provare empatia. Questo succede con le malattie croniche, sono per definizione complesse e imprevedibili.
Consiglio di provare un percorso simile a chi ha la possibilità di accogliere le storie delle altre, mantenendo vigile la capacità di reagire, di aiutare a trovare la strada da percorrere. Certe storie sono pesanti da ascoltare ma riuscire a farlo ti permette di dare una nuova possibilità”.
Foto di Stefania Adami - Progetto Fiaf CSVnet - Tanti per tutti viaggio nel volontariato italiano