La battaglia di Iacopo Melio #vorreiprendereiltreno incontra l’attenzione dei media e l’adesioni di cittadini, politici ed amministratori. Anche il presidente di Cesvot Federico Gelli ha accolto l’invito ed ha “rilanciato” cogliendo l’occasione per ricordare ai Comuni della Toscana di attuare i Peba, Piani per l’eliminazione delle barriere architettoniche. Infatti solo il 18,8% dei Comuni, malgrado le risorse a disposizione, ha rispettato la legge ed attuato progetti per migliorare l’accessibilità delle città.
In Italia vivono oltre 4 milioni di persone con disabilità. Molti di loro sono bambini, categoria per la quale trovare dati certi, omogenei e significativi è molto difficile, anche secondo l’ultimo rapporto Unicef. Sicuramente sappiamo che gli studenti disabili sono circa 215 mila, che un’aula su quattro non è a norma e che solo uno studente su due partecipa alle attività extra scolastiche.
Iacopo vorrebbe prendere il treno, alcune mamme invece vorrebbero far giocare i loro bambini disabili nei parchi giochi, con i loro amici. Nasce così un’altra battaglia “Parchi per tutti” lanciata da Claudia Protti e Raffaella Bedetti di Santarcangelo di Romagna. La questione è la stessa. Ma la declinazione della rivendicazione è tanto ovvia quanto nuovissima: rendere accessibili ed usufruibili a tutti i parchi giochi. Anche ai bambini disabili.
Claudia Protti, nella bella intervista che pubblichiamo, ci racconta del diritto al gioco, troppo spesso negato, e della necessità di ampliare i parchi con giochi “inclusivi”. Ma ci dimostra anche che è possibile invertire la rotta dell’indifferenza che esclude e discrimina. Idee chiare, determinazione, collaborazioni fra enti, amministrazioni sensibili. Questi gli ingredienti necessari.
Sì, perché i giochi inclusivi esistono ed esistono anche delle Linee guida per costruire parchi giochi accessibili. Il problema è che in Italia sono veramente pochi i parchi giochi che sono stati pensati per tutti i bambini, abili e disabili (leggi Non solo numeri).
Pensate che in tutta la città di Firenze, per quello che ci risulta, esistono soltanto due altalene accessibili. Ed in Toscana bastano le dita di una mano per contare le aree gioco inclusive.
Cari Sindaci, forse le mamme di Romagna possono insegnarci qualcosa.
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