Da qualche anno il concetto di educazione alla solidarietà è entrato nella scuola con una nuova proposta di educazione alla cittadinanza globale, che non è solo educazione allo sviluppo ma anche alla pace, alla solidarietà, ai diritti, alla giustizia sociale, alla tutela dell’ambiente.
Siamo convinti che il lavoro con le scuole sia un potente strumento per creare possibili alternative, per costruire un mondo più giusto e promuovere il cambiamento, non solo tra i bambini ma anche tra le famiglie.
L’associazione Amani Nyayo e il Centro Cooperazione Missionaria dell’Arcidiocesi di Lucca hanno nel corso degli anni investito le proprie risorse in proposte educative nel tentativo di diffondere nelle scuole i concetti della solidarietà internazionale. L’esigenza di agire in modo più ‘professionale’ ci ha spinto ad avviare lo scorso anno, con il sostegno di Cesvot, un percorso formativo per volontari, i cui contenuti sono pubblicati nel volume “Il Pifferaio Giramondo. Educare i più piccoli alla solidarietà internazionale”.
Quando abbiamo cominciato a lavorare nelle classi elementari e medie ci siamo posti l’interrogativo di come affrontare l’incontro con una platea di piccoli ascoltatori. Siamo quindi partiti dal punto di vista dei bambini, il bambino che parla al bambino: ad esempio, il video con la storia di Amal è stato l’input per creare un percorso di riflessioni sulle tradizioni del Marocco e il racconto della vita di Juanito ha portato i ragazzi a parlare dei diritti dell’infanzia.
Per dialogare con i più piccoli è necessario usare un kit didattico variegato, con strumenti che siano accessibili all’età e al contesto. Tra questi l’immagine e il video, grazie ai quali si ha un maggiore coinvolgimento emotivo del bambino. Il racconto ma soprattutto la fiaba è un altro strumento con grandi potenzialità didattiche, educative e ludiche. La fiaba sviluppa la creatività, la fantasia e aiuta ad interagire conla realtà. Le fiabe sono un genere narrativo universale, che ci permette di scoprire le caratteristiche e le differenze che connotano un paese e un popolo.
Anche il fumetto è un canale visivo attraverso cui far passare messaggi di solidarietà e di educazione civica e può rappresentare il prodotto finale di percorsi tematici legati all’intercultura; E poi il gioco: giocare con i giochi dei bambini del mondo è uno strumento per guardare la realtà geografica, sociale e culturale di altri popoli. Il teatro e la mimica: espressioni di una corporalità da cui può prendere forma una questione sociale. Anche la testimonianza di un’esperienza è molto efficace: chi ha fatto un viaggio nel Sud del mondo torna con un bagaglio di ricordi e sensazioni che può trasferire ai ragazzi.
Per fare educazione allo sviluppo si può partire dalla quotidianità, dalle esperienze di tutti i giorni dei bambini per mostrare come esista una interconnessione tra il Nord e il Sud del mondo, cercando di non dare loro delle risposte o soluzioni ma ponendo il problema e aspettando le loro riflessioni.
Parlare, per esempio, di quei cellulari che i nostri ragazzi cambiano con estrema facilità, la cui produzione ancora oggi è motivo della sanguinosa guerra nella Repubblica Democratica del Congo; oppure degli indumenti firmati che loro indossano e che sono fatti molte volte con l’uso del lavoro minorile. O ancora, il caffè che mettiamo nel latte la mattina, proveniente dall’America Latina dove i contadini vengono sfruttati e ai quali non viene riconosciuto alcun diritto. Sono tutti spunti di riflessione e confronto.
Per coinvolgere tutti i bambini è consigliabile fare piccoli gruppi, in modo che ognuno abbia la possibilità di esprimere il proprio pensiero. Molto importante è la collaborazione con il docente che inquadra la tematica in base alle esigenze della classe, accompagna e segue i bambini in questo percorso.
Il nostro augurio è che simili percorsi possano avviare un dialogo con i più piccoli affinché siano essi stessi testimoni e artefici di comportamenti responsabili verso gli Altri e verso la Terra.
Siamo convinti che il lavoro con le scuole sia un potente strumento per creare possibili alternative, per costruire un mondo più giusto e promuovere il cambiamento, non solo tra i bambini ma anche tra le famiglie.
L’associazione Amani Nyayo e il Centro Cooperazione Missionaria dell’Arcidiocesi di Lucca hanno nel corso degli anni investito le proprie risorse in proposte educative nel tentativo di diffondere nelle scuole i concetti della solidarietà internazionale. L’esigenza di agire in modo più ‘professionale’ ci ha spinto ad avviare lo scorso anno, con il sostegno di Cesvot, un percorso formativo per volontari, i cui contenuti sono pubblicati nel volume “Il Pifferaio Giramondo. Educare i più piccoli alla solidarietà internazionale”.
Quando abbiamo cominciato a lavorare nelle classi elementari e medie ci siamo posti l’interrogativo di come affrontare l’incontro con una platea di piccoli ascoltatori. Siamo quindi partiti dal punto di vista dei bambini, il bambino che parla al bambino: ad esempio, il video con la storia di Amal è stato l’input per creare un percorso di riflessioni sulle tradizioni del Marocco e il racconto della vita di Juanito ha portato i ragazzi a parlare dei diritti dell’infanzia.
Per dialogare con i più piccoli è necessario usare un kit didattico variegato, con strumenti che siano accessibili all’età e al contesto. Tra questi l’immagine e il video, grazie ai quali si ha un maggiore coinvolgimento emotivo del bambino. Il racconto ma soprattutto la fiaba è un altro strumento con grandi potenzialità didattiche, educative e ludiche. La fiaba sviluppa la creatività, la fantasia e aiuta ad interagire conla realtà. Le fiabe sono un genere narrativo universale, che ci permette di scoprire le caratteristiche e le differenze che connotano un paese e un popolo.
Anche il fumetto è un canale visivo attraverso cui far passare messaggi di solidarietà e di educazione civica e può rappresentare il prodotto finale di percorsi tematici legati all’intercultura; E poi il gioco: giocare con i giochi dei bambini del mondo è uno strumento per guardare la realtà geografica, sociale e culturale di altri popoli. Il teatro e la mimica: espressioni di una corporalità da cui può prendere forma una questione sociale. Anche la testimonianza di un’esperienza è molto efficace: chi ha fatto un viaggio nel Sud del mondo torna con un bagaglio di ricordi e sensazioni che può trasferire ai ragazzi.
Per fare educazione allo sviluppo si può partire dalla quotidianità, dalle esperienze di tutti i giorni dei bambini per mostrare come esista una interconnessione tra il Nord e il Sud del mondo, cercando di non dare loro delle risposte o soluzioni ma ponendo il problema e aspettando le loro riflessioni.
Parlare, per esempio, di quei cellulari che i nostri ragazzi cambiano con estrema facilità, la cui produzione ancora oggi è motivo della sanguinosa guerra nella Repubblica Democratica del Congo; oppure degli indumenti firmati che loro indossano e che sono fatti molte volte con l’uso del lavoro minorile. O ancora, il caffè che mettiamo nel latte la mattina, proveniente dall’America Latina dove i contadini vengono sfruttati e ai quali non viene riconosciuto alcun diritto. Sono tutti spunti di riflessione e confronto.
Per coinvolgere tutti i bambini è consigliabile fare piccoli gruppi, in modo che ognuno abbia la possibilità di esprimere il proprio pensiero. Molto importante è la collaborazione con il docente che inquadra la tematica in base alle esigenze della classe, accompagna e segue i bambini in questo percorso.
Il nostro augurio è che simili percorsi possano avviare un dialogo con i più piccoli affinché siano essi stessi testimoni e artefici di comportamenti responsabili verso gli Altri e verso la Terra.