A vario titolo i genitori sono sempre più coinvolti nelle attività scolastiche più strettamente legate alla pedagogia ed all’educazione, ed in un rapporto diverso e più collaborativo con il corpo insegnante; da molti anni, però, i genitori sono anche chiamati ad attività extra-scolastiche, a sopperire alle mancanze endemiche della scuola riguardo a pulizie delle strutture, riorganizzazione degli spazi, gite e feste, sistemazione delle aree intorno alle scuole. Una specie di “volontariato dei genitori”.
Spesso però la prospettiva è miope, rivolta al proprio figlio, alla classe del proprio figlio, (se va bene) al plesso scolastico del proprio figlio: è un volontariato poco conosciuto, non sembra nemmeno volontariato, ma la politica ne ha da tempo capito il potenziale, e ne tenta uno sfruttamento (lecito, ma ancora “barbaro”) per la propria visibilità.
Se aggiungiamo la quasi totale inesperienza di “insegnanti e genitori” a promuovere le loro attività in modo promozionale-pubblicitario, il risultato è una locandina come quella che questo mese ha attirato la mia attenzione: testo, testo e ancora testo… una lettera alle famiglie sotto forma di manifesto pubblicitario, parole come “corrente anno scolastico”… Un dramma della sintassi pubblicitaria, errore da matita rossa a tripla riga.
In pubblicità, la superficie dedicata ha un senso (quello che si chiama in gergo tecnico “ingombro pubblicitario”), ed è lecito quindi chiedersi cui prodest, che senso abbia effettivamente questa campagna; in questo caso è la maggiore visibilità delle istituzioni locali e dei partner rispetto all’azione stessa.
Guardando il manifesto “Operazione Scuola pulita” come somma delle aree (in centimetri quadrati), più del 50% dello spazio è dato a loghi, personalità, sponsor, quindi il tentativo è occupare lo spazio di cervello richiesto al target (il cittadino che vede il manifesto) con loghi istituzionali, nomi e cognomi di personaggi della politica locale e partner.
Questo manifesto poteva almeno segnalare che l’attività “Operazione scuola pulita” è anche in sostituzione degli obblighi dello Stato; poteva almeno segnalare che i bambini delle “classi seconde terze e quarte” (tra l’altro non tutte le sezioni, vedi sopra…) devono poter studiare sempre in un ambiente pulito, non doverselo pulire una volta l’anno insieme a genitori, nonni, parenti e amici (anche se questo è molto utile per l’educazione civica).
Una parte di questo manifesto poteva essere usata anche a questo scopo, così mi sono ritrovato ad immaginare una headline che (a parità di tutto il resto) desse almeno un segnale, un orientamento anche in questa direzione. Con una superficie non più grande del 7%, la headline avrebbe potuto essere “Ci dobbiamo pensare noi”.
Alla prossima… e fate pubblicità!
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