Nel Rapporto Italia 2013 di Eurispes si legge: “L’Italia è al centro di una crisi insieme politica, economica e sociale, ed è costretta a fare i conti con le proprie contraddizioni, con i propri ritardi, il proprio endemico conservatorismo. Ma la nostra è una emergenza innanzi tutto etica. Ci eravamo illusi che la crisi altro non fosse che una condizione passeggera invece siamo di fronte ad un doloroso e veloce declino che non è più una tesi, ma un dato di fatto. L’Istituzione, strumento virtuoso del patto sociale, è cresciuta fuori di ogni controllo in pervasività e numerosità. Si è autoalimentata erodendo gli spazi della società civile, svuotando di ruolo i corpi intermedi, burocratizzando ogni possibile istanza o iniziativa”.
Quello che servirebbe – conclude il presidente dell’Eurispes – “è una classe dirigente all’altezza delle sfide che il Paese ha di fronte. Ma da solo, l’impegno della classe dirigente non è sufficiente. Per il cambiamento sono indispensabili l’impegno e la partecipazione dei cittadini. Di tutti i cittadini… Perché, come sappiamo, le rivoluzioni nascono e si affermano prima di tutto in interiore homine. Dentro ciascuno di noi”.
La numerosa squadra di dirigenti del terzo settore che si candida alle elezioni politiche 2013 è sicuramente elemento di soddisfazione e di speranza. Ognuno di loro può portare in Parlamento le istanze di quella società civile che è impegnata sul fronte delle difficoltà e la cui nobile esperienza è capace anche di delineare analisi, percorsi e priorità.
Si stanno moltiplicando le lettere aperte e gli appelli di gruppi di associazioni ai leader politici. Gli argomenti riguardano l’ambiente, il servizio civile, il destino della cooperazione internazionale, l’integrazione e la cittadinanza.
Avrà efficacia tutto questo? Ovviamente speriamo di sì anche se l’esperienza ci insegna ad essere cauti, a non farsi illusioni soprattutto perché conosciamo le insidie nelle quali si incagliano e spesso si vanificano i buoni propositi di molti deputati.
Come dice Sergio Segio nell’articolo pubblicato recentemente nel suo blog su Vita.it “la volontà del singolo parlamentare è totalmente ininfluente rispetto alle dinamiche di verticalizzazione della decisione… e all’avvenuto restringimento degli spazi reali di democrazia e anche di sovranità nazionale. Le sorti delle proposte legislative sono infatti definite a priori in sede di calendarizzazione, di organizzazione dei lavori delle Commissioni e nelle conferenze dei capigruppo. Al deputato rimarrà solo da schiacciare il pulsante seguendo le indicazioni del proprio gruppo parlamentare…. O da depositare proprie proposte legislative che, se non condivise dai vertici del proprio partito o gruppo, rimarranno agli atti come mera testimonianza personale”.
Allora, oggi più che mai, è necessario che le associazioni abbiano un alto grado di consapevolezza politica, una grande capacità di rappresentanza e di lobby. Una voce forte.
Pochi obiettivi prioritari e condivisi nell’ambito del terzo settore con i quali esercitare una pressione ed una mobilitazione tale da “puntellare” il lavoro di tutti coloro che sono “discesi” in politica per portare le istanze del non profit ed anche di tutti coloro che in questa campagna elettorale stanno prendendo, con noi, impegni pubblici importanti.
Dobbiamo però scegliere la “nostra agenda” e farlo insieme.
Quello che servirebbe – conclude il presidente dell’Eurispes – “è una classe dirigente all’altezza delle sfide che il Paese ha di fronte. Ma da solo, l’impegno della classe dirigente non è sufficiente. Per il cambiamento sono indispensabili l’impegno e la partecipazione dei cittadini. Di tutti i cittadini… Perché, come sappiamo, le rivoluzioni nascono e si affermano prima di tutto in interiore homine. Dentro ciascuno di noi”.
La numerosa squadra di dirigenti del terzo settore che si candida alle elezioni politiche 2013 è sicuramente elemento di soddisfazione e di speranza. Ognuno di loro può portare in Parlamento le istanze di quella società civile che è impegnata sul fronte delle difficoltà e la cui nobile esperienza è capace anche di delineare analisi, percorsi e priorità.
Si stanno moltiplicando le lettere aperte e gli appelli di gruppi di associazioni ai leader politici. Gli argomenti riguardano l’ambiente, il servizio civile, il destino della cooperazione internazionale, l’integrazione e la cittadinanza.
Avrà efficacia tutto questo? Ovviamente speriamo di sì anche se l’esperienza ci insegna ad essere cauti, a non farsi illusioni soprattutto perché conosciamo le insidie nelle quali si incagliano e spesso si vanificano i buoni propositi di molti deputati.
Come dice Sergio Segio nell’articolo pubblicato recentemente nel suo blog su Vita.it “la volontà del singolo parlamentare è totalmente ininfluente rispetto alle dinamiche di verticalizzazione della decisione… e all’avvenuto restringimento degli spazi reali di democrazia e anche di sovranità nazionale. Le sorti delle proposte legislative sono infatti definite a priori in sede di calendarizzazione, di organizzazione dei lavori delle Commissioni e nelle conferenze dei capigruppo. Al deputato rimarrà solo da schiacciare il pulsante seguendo le indicazioni del proprio gruppo parlamentare…. O da depositare proprie proposte legislative che, se non condivise dai vertici del proprio partito o gruppo, rimarranno agli atti come mera testimonianza personale”.
Allora, oggi più che mai, è necessario che le associazioni abbiano un alto grado di consapevolezza politica, una grande capacità di rappresentanza e di lobby. Una voce forte.
Pochi obiettivi prioritari e condivisi nell’ambito del terzo settore con i quali esercitare una pressione ed una mobilitazione tale da “puntellare” il lavoro di tutti coloro che sono “discesi” in politica per portare le istanze del non profit ed anche di tutti coloro che in questa campagna elettorale stanno prendendo, con noi, impegni pubblici importanti.
Dobbiamo però scegliere la “nostra agenda” e farlo insieme.