Ogni anno in Italia 6 milioni di tonnellate di cibo finiscono nella spazzatura, pari a 13 miliardi di euro l’anno. Questi dati sono tratti dalla ricerca “Dar da mangiare agli affamati. Le eccedenze alimentari come opportunità” realizzata dalla Fondazione per la Sussidiarietà in collaborazione con il Politecnico di Milano che verrà presentata dal Banco Alimentare della Toscana a Firenze il prossimo 2 maggio.
Dalla ricerca si evince che la maggior parte dell’eccedenza pari al 58% viene generata dagli attori economici, il 42% dai consumatori finale. Concentrando l’attenzione sull’eccedenza generata dagli attori economici è stato stimato che il 66, 5% dell’eccedenza viene generata nel settore primario, il 5,2% nello stadio di trasformazione, il 22,3 in quello della distribuzione e il 6,05 in quello della ristorazione.
Il fenomeno dell’eccedenza alimentare è un fenomeno importante, soprattutto in questo momento di crisi del Paese. L’obiettivo principale della ricerca è stato quello di spostare l’attenzione dal puro sensazionalismo – si sprecano molti milioni di tonnellate di alimenti – alla creazione di modelli e strumenti volti a suggerire una strategia concreta per la riduzione all’origine delle eccedenze o quanto meno per la loro gestione - in modo socialmente utile - una volta che siano state generate.
Ad oggi, gran parte dell’eccedenza alimentare diviene spreco a livello sociale, cioè non viene recuperata per il consumo umano. Solo una piccola parte - poco più del 6% - è donata a food banks ed enti caritativi. Serve innanzitutto un cambiamento culturale, occorre che all’interno delle imprese l’eccedenza, che è un fenomeno fisiologico, sia correttamente gestita una volta che si è generata. Correttamente gestita significa che ci accorgiamo per tempo che c’è dell’eccedenza, la si conferisce a degli intermediari specializzati come il Banco Alimentare che a loro volta la donano a chi ne ha veramente bisogno.
Alla presentazione della ricerca interverrà anche Andrea Giussani, presidente della Fondazione Banco Alimentare Onlus, realtà che dal 1989 recupera le eccedenze e le redistribuisce a oltre 8.000 strutture caritative in tutta Italia che assistono a loro volta 1.800.000 poveri. “Se da un lato i risultati ci allarmano – rileva Giussani - per i volumi di spreco evidenziati, dall’altro ci rassicurano sulle scelte intraprese e ci stimolano a dare il massimo. Questa ricerca rappresenta una finestra sulla realtà per tutti gli attori della filiera agroalimentare, industrie e distributori in primis, e mi auguro li stimoli a considerare sempre più ‘strategico’ il donare le proprie eccedenze a chi – come la Rete Banco Alimentare – con costanza e continuità quotidianamente combatte la povertà e il disagio sociale attraverso il recupero e la redistribuzione delle eccedenze”.
In definitiva occorre una chiara definizione della gerarchia di utilizzo delle eccedenze da parte degli attori della filiera e un impegno congiunto di imprese, food banks, enti caritativi, famiglie e attori pubblici per l’identificazione, valorizzazione e diffusione delle pratiche virtuose. L’impegno congiunto potrebbe portare a recuperare più di 3 milioni di tonnellate di cibo, con un costo per la collettività relativamente ridotto, in rapporto al beneficio ottenibile.
Alessandro Perego è, insieme a Paola Garrone e Marco Melacini, autore del volume “Dar da mangiare agli affamati. Le eccedenze alimentari come opportunità”, Edizioni Guerrini e Associati 2012.
Dalla ricerca si evince che la maggior parte dell’eccedenza pari al 58% viene generata dagli attori economici, il 42% dai consumatori finale. Concentrando l’attenzione sull’eccedenza generata dagli attori economici è stato stimato che il 66, 5% dell’eccedenza viene generata nel settore primario, il 5,2% nello stadio di trasformazione, il 22,3 in quello della distribuzione e il 6,05 in quello della ristorazione.
Il fenomeno dell’eccedenza alimentare è un fenomeno importante, soprattutto in questo momento di crisi del Paese. L’obiettivo principale della ricerca è stato quello di spostare l’attenzione dal puro sensazionalismo – si sprecano molti milioni di tonnellate di alimenti – alla creazione di modelli e strumenti volti a suggerire una strategia concreta per la riduzione all’origine delle eccedenze o quanto meno per la loro gestione - in modo socialmente utile - una volta che siano state generate.
Ad oggi, gran parte dell’eccedenza alimentare diviene spreco a livello sociale, cioè non viene recuperata per il consumo umano. Solo una piccola parte - poco più del 6% - è donata a food banks ed enti caritativi. Serve innanzitutto un cambiamento culturale, occorre che all’interno delle imprese l’eccedenza, che è un fenomeno fisiologico, sia correttamente gestita una volta che si è generata. Correttamente gestita significa che ci accorgiamo per tempo che c’è dell’eccedenza, la si conferisce a degli intermediari specializzati come il Banco Alimentare che a loro volta la donano a chi ne ha veramente bisogno.
Alla presentazione della ricerca interverrà anche Andrea Giussani, presidente della Fondazione Banco Alimentare Onlus, realtà che dal 1989 recupera le eccedenze e le redistribuisce a oltre 8.000 strutture caritative in tutta Italia che assistono a loro volta 1.800.000 poveri. “Se da un lato i risultati ci allarmano – rileva Giussani - per i volumi di spreco evidenziati, dall’altro ci rassicurano sulle scelte intraprese e ci stimolano a dare il massimo. Questa ricerca rappresenta una finestra sulla realtà per tutti gli attori della filiera agroalimentare, industrie e distributori in primis, e mi auguro li stimoli a considerare sempre più ‘strategico’ il donare le proprie eccedenze a chi – come la Rete Banco Alimentare – con costanza e continuità quotidianamente combatte la povertà e il disagio sociale attraverso il recupero e la redistribuzione delle eccedenze”.
In definitiva occorre una chiara definizione della gerarchia di utilizzo delle eccedenze da parte degli attori della filiera e un impegno congiunto di imprese, food banks, enti caritativi, famiglie e attori pubblici per l’identificazione, valorizzazione e diffusione delle pratiche virtuose. L’impegno congiunto potrebbe portare a recuperare più di 3 milioni di tonnellate di cibo, con un costo per la collettività relativamente ridotto, in rapporto al beneficio ottenibile.
Alessandro Perego è, insieme a Paola Garrone e Marco Melacini, autore del volume “Dar da mangiare agli affamati. Le eccedenze alimentari come opportunità”, Edizioni Guerrini e Associati 2012.