"Non è solo un lavoro, ma anche l'opportunità di pregare per tutte le persone defunte. Nel Corano c'è scritto che un buon musulmano deve pregare per tutti i morti".
A parlare è Karim Kaba, migrante di 21 anni proveniente dalla Guinea, che da qualche tempo lavora volontariamente per il Comune di Poppi, in provincia di Arezzo, occupandosi della pulizia del cimitero. Ha attraversato l’Africa superando i confini di tre diversi Stati: dalla Libia, dopo essere stato imprigionato, si è imbarcato verso Lampedusa. Dal 30 giugno 2016 si trova nella località del Casentino, una delle quattro vallate che circondano Arezzo, ospite di un progetto di prima accoglienza del Consorzio Isola che non c’è.
In segno di riconoscenza nei confronti di chi lo ha accolto, Karim si è reso disponibile per occuparsi della manutenzione del piccolo camposanto. "Quando sono qui – spiega - prego per l'anima di mio padre e partecipo alla preghiera di coloro che vengono in questo cimitero per i loro morti. Tenerlo pulito e renderlo accogliente è un lavoro che dobbiamo fare tutti: è il luogo dove avrà fine la nostra vita".
Karim sta riuscendo anche ad inserirsi nel tessuto sociale locale. La gente di Poppi lo conosce: chi non va al cimitero, lo incontra per strada mentre fa jogging, quando non lavora o non studia. Karim infatti frequenta corsi di lingua italiana in due scuole, a Poppi e a Bibbiena. Lo studio significa molto per lui. “L’ignoranza è la più grande prigione del mondo – afferma il giovane migrante spiegando uno dei motivi per cui ha lasciato il suo Paese. – Non avevo la possibilità di crescere attraverso un’adeguata istruzione”.
La storia di Karim porta con sé un ulteriore messaggio, semplice ma profondo: “Cristiani e musulmani sono uguali perché credono in un unico Dio. Le nostre sono religioni di pace".
Quello del ventunenne africano è quindi un esempio positivo di integrazione, riuscito anche grazie al lavoro degli operatori del percorso di accoglienza. Il consorzio Isola che non c’è è formato dalle cooperative Koinè, Betadue e L’Albero e la rua. Proprio quest’ultima è attiva in Casentino e ospita complessivamente 20 migranti, distribuiti nei comuni di Poppi (6 posti), Pratovecchio-Stia (5), Bibbiena (5), e Capolona (4).
“Lavoriamo in convenzione con la Prefettura di Arezzo – sottolinea Francesco Tinti, referente del consorzio - e forniamo una serie di servizi che comprendono vitto, alloggio, consulenza legale, mediazione linguistica e culturale, accompagnamento a tutte le attività sul territorio, comprese quelle di volontariato”. “Grazie all’operato della cooperativa L’Albero e la rua – conclude Tinti - ci stiamo specializzando nell’accoglienza delle donne e di famiglie con bambini”.
È il caso della famiglia nigeriana Kolawole, ospite nel comune di Pratovecchio-Stia: Fatima e Idowu hanno tre figli e, attraverso l’operato della cooperativa, sono riusciti ad iscriverli a scuola. A partire dallo scorso ottobre Ibrahim e la sorella Adijat frequentano rispettivamente la 4ª e la 3ª elementare, mentre il piccolo Sulymon da gennaio è stato inserito nella scuola materna.
“Siamo felici – evidenzia Fatima – perché non ci aspettavamo tutto questo. Io e mio marito non siamo andati a scuola e non volevamo fosse così anche per i nostri bambini. Siamo felici e ringraziamo Dio per quello che abbiamo ricevuto”.
Sono queste le storie che TSD, l’emittente della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, ha deciso di raccontare all’interno di Un paese per tutti, in onda ogni giovedì alle 20. La nuova rubrica dell’emittente di piazza San Domenico, realizzata in collaborazione con B.And, è visibile sul canale 85 del digitale terrestre o in streaming all’indirizzo www.tsdtv.it/live
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