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Ogni anno 700mila italiani si ricoverano fuori regione. Volontariato e non profit gli unici a offrire accoglienza ai familiari

Ogni anno in Italia oltre 700mila persone si ricoverano in ospedali fuori dalla propria regione. Il 55% di questi pazienti è assorbito dal nord e centro Italia, in particolare da Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna e Toscana, regione dove solo nel 2012 sono stati 34mila i pazienti fuori regione per 132 milioni di euro guadagnati.

Secondo i dati sui ricoveri ospedalieri, raccolti ogni anno nel Rapporto Sdo del Ministero della Salute, le regioni che registrano il più alto numero di ‘fughe’ sono Campania, Puglia, Sicilia, Calabria, Sardegna. In Calabria dal 1997 al 2011 il tasso di fughe è addirittura raddoppiato.

Un fenomeno quello della “migrazione sanitaria” che colpisce soprattutto alcune tipologie di malati, in particolare i malati oncologici, spesso costretti - come denunciano da tempo le associazioni - a lunghe e ripetute permanenze fuori dalla propria regione, tanto che nel 2014 l’associazione Salute Donna Onlus ha diffuso il Manifesto per i diritti dei pazienti oncologici.

Scopo del Manifesto è accedere i riflettori sulla disparità tra le regioni nell’assistenza ai pazienti oncologici che alimentano i cosiddetti “viaggi della speranza”. Nel Manifesto le associazioni chiedono tra l’altro l’istituzione di un Centro oncologico specialistico di riferimento in ogni regione.

Ed il mondo del volontariato e del non profit è praticamente l’unico che da tempo si è fatto carico del problema, creando e gestendo strutture per accogliere i malati e i loro familiari. Perché dietro ogni malato che si sposta c’è un nucleo familiare che deve riorganizzare la propria vita, spesso con grande sacrificio anche economico.

Grazie alle reti di accoglienza messe in piedi da associazioni ed enti non profit malati e famiglie possono affrontare con meno disagio e sofferenza il soggiorno e le cure. La Lombardia è la regione che offre un servizio di accoglienza tra i più capillari e organizzati. In particolare a Milano nel 2013 è stata attivata “A casa lontani da casa”, la Rete milanese e lombarda di Case di Accoglienza per malati e familiari, nata dall’impegno di 5 associazioni: Prometeo, Avo, Lilt, Associazione Marta Nurizzo e Casamica. Quest'ultima dal 1986, grazie a 80 volontari, gestisce a Milano 4 case di accoglienza (tre dedicate agli adulti e una ai bambini), per un totale di 100 posti letto. Altre due case sono in apertura a Lecco e Roma.

La rete milanese offre oltre 1000 posti-letto in circa 65 strutture a prezzi calmierati, non superiori a 25 euro per notte. Un servizio importante per le 200mila persone, tra malati e familiari, che ogni anno arrivano a Milano per curarsi negli ospedali cittadini.

Sempre a Milano lo scorso marzo è partito un innovativo progetto di sharing economy promosso da Comune, Casa di accoglienza per donne maltrattate e Airbnb, la piattaforma digitale che permette ai privati di affittare il proprio appartamento per soggiorni turistici.

Grazie a questa collaborazione i familiari delle persone malate che vengono a curarsi a Milano possono essere ospitati da cittadini milanesi a prezzi agevolati. La logistica e i servizi di accoglienza sono gestiti dalla cooperativa sociale Sei petali nata in seno alla Casa per le donne maltrattate. Ad oggi hanno aderito al progetto già 100 cittadini.

In altre città del centro e nord Italia sono poi presenti le case-alloggio dell’associazione Cilla che conta 200 volontari e 24 strutture capaci di accogliere ogni anno circa 8.500 persone. Anche Ail, Associazione italiana contro le leucemie, offre un’importante rete di case-accoglienza: qui il malato, soprattutto nella fase post-trapianto, può soggiornare gratuitamente. Ogni Casa Ail si compone di camera e servizio privato. Soggiorni-pranzo, terrazzi o giardini costituiscono spazi comuni, per agevolare la vita di relazione. Molto spesso sono presenti anche spazi-gioco per gli ospiti più piccoli. Le Case Ail sono presenti in 36 città.

In Toscana le Case Ail sono a Firenze, Pisa e Siena. In queste tre città, sedi di importanti centri ospedalieri, sono presenti gran parte delle strutture di accoglienza toscane. In particolare a Pisa e Firenze sono disponibili case-alloggio per genitori di bambini gravemente malati. A Firenze la Fondazione Ospedale Pediatrico Meyer ha attivato la rete “Accoglienza Famiglie” a cui aderiscono numerose associazioni ed enti non profit, come Casa Ronald e la Fondazione Tommasino Bacciotti che conta 15 appartamenti.

A Pisa, invece, i piccoli pazienti e le loro famiglie possono contare sulla Casa “Isola dei girasoli” per bambini affetti da patologie oncoematologiche, nata grazie all’impegno dell’Associazione Genitori per la cura e l’assistenza ai Bambini Affetti da Leucemia o Tumore. Sempre a Pisa è nata nel 2003 la casa-alloggio “L’isola che c’è” per mamme di neonati prematuri ricoverati presso l’Ospedale S. Chiara che, come ci ha raccontato Cristina Galavotti in questa intervista, ha accolto fino ad oggi 1800 mamme provenienti da tutta la Toscana e non solo.

Per rintracciare le case di accoglienza nelle varie regioni è attivo dal 2011 il portale Accoglienzaospedali.org, promosso da un gruppo di associazioni e dal Centro servizi volontariato delle Marche. Il sito offre un utile database, suddiviso per provincie, in cui sono raccolte 110 strutture a disposizione dei malati e delle loro famiglie.

Foto: Casa Ail Cosenza

 

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