In Italia si stima che le persone disabili siano quasi 3milioni, pari al 5% della popolazione (Rapporto Istat). In Toscana sono oltre 82 mila, di cui 25.648 in carico ai servizi territoriali (Rapporto Ars Toscana). Quelli con disabilità motoria sono circa 36 mila, quelli psico-sensoriali quasi 16 mila. Il numero più consistente in provincia di Firenze, quasi 14 mila; seguono Lucca (12.647), Pisa (10.563), Arezzo (9.822), Livorno (8.716), Massa (6.539), Pistoia (5.796), Prato (5.161), Siena (4.977) e Grosseto (4.310).
Secondo un’indagine Cnel realizzata nel 2005 la stragrande maggioranza dei disabili italiani vive in famiglia, 700mila vivono soli. Quasi il 45% ha un disabilità grave o è affetto da multidisabilità. L’87% dei disabili tra 6 e 24 anni vive in famiglia, quindi – sottolinea il Cnel – nei prossimi anni aumenterà il numero dei disabili “a rischio” di restare, alla morte dei familiari, senza supporto.
Ed è proprio su questo tema - il cosiddetto ‘dopo di noi’ - che sono impegnate molte delle 250 associazioni di volontariato che in Toscana operano nell’ambito della disabilità, alle quali se ne devono aggiungere altre 100 associazioni che si occupano più specificatamente di salute mentale.
Complessivamente con il bando ‘Percorsi di Innovazione’ Cesvot ha finanziato 30 progetti di intervento e altrettanti corsi di formazione per favorire l’autonomia delle persone disabili e il ‘dopo di noi’. Cesvot ha inoltre realizzato 4 corsi di formazione per amministratore di sostegno, un importante istituto giuridico per il supporto di chi versa in condizioni di grave disagio. Un altro corso sarà avviato ad inizio 2012, con il contributo del Fondo sociale europeo e in partenariato con il Comune di Firenze.
Ma quante e quali sono le esperienze del volontariato toscano sul ‘dopo di noi’? Per dare una prima risposta Cesvot ha realizzato un’indagine, in collaborazione con la Scuola Superiore S. Anna di Pisa, i cui risultati verranno presentati a Firenze, presso il Consiglio Regionale, il prossimo 11 novembre (vedi programma). In quell'occasione le associazioni toscane coinvolte nell'indagine presenteranno un documento condiviso per porre l'attenzione su bisogni, criticità e prospettive di intervento.
La ricerca Cesvot, condotta da Elena Vivaldi, è frutto di 6 focus group realizzati nelle provincie di Pisa, Firenze, Lucca, Pistoia e Grosseto, ai quali hanno partecipato 60 persone rappresentative di associazioni e istituzioni. Complessivamente sono state censite 19 interventi promossi dal volontariato toscano.
L’indagine ha dedicato particolare attenzione all’analisi delle fondazioni di partecipazione, strumento che la Regione Toscana ha individuato nel 2007 come uno dei più adeguati a realizzare interventi sul ‘dopo di noi’.
Oggi in Toscana sono attive 5 fondazioni di partecipazione: Il Sole (Grosseto), Nuovi Giorni (Firenze), Polis (Scandicci), Dopo di noi in Toscana (Empoli) e Futura (Siena). Altre 4 sono in via di costituzione a Montecatini Terme, nel Mugello, a Volterra e a Rosignano (Bassa Val di Cecina). Esistono anche 3 fondazioni di tipo ‘classico’ che operano soprattutto nell’ambito del ‘durante noi’: Fondazione Scotto di Livorno, Fondazione Jacopo di Rufina (Firenze) e Fondazione S. Rita di Prato.
Rispetto ai bisogni di associazioni e famiglie, l’indagine Cesvot conferma alcuni elementi già emersi da una ricerca condotta dalla cooperativa sociale Crea di Viareggio sulla provincia di Lucca: molte delle angosce dei genitori si focalizzano sul presente e sul futuro prossimo dei figli disabili e due sembrano le soluzione preferite, le case famiglie e le fondazioni di partecipazione, ma non mancano anche altre soluzioni (“piccole strutture residenziali”) privilegiate soprattutto da famiglie di persone affette da disturbi psichici.
In entrambe le ricerche emerge comunque la necessità di sviluppare reti più strette tra associazioni, istituzioni e famiglie e di sostenere con più forza il ‘durante noi’, con servizi e strutture sul territorio che sviluppino l’autonomia dei giovani disabili e sostengano le famiglie.
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