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Il web rappresenta la “nuova frontiera”, un Ovest sconfinato e potenzialmente infinito (soprattutto per la pubblicità cosiddetta promozionale), ed il potenziale esplosivo della Rete è la generazione di contenuti da parte di tutti i “navigatori”.

Prima soltanto fruitori passivi dei messaggi, oggi li arricchiscono e rilanciano fino a farli diventare anche molto diversi da quello che erano in origine, come nel caso dell’Ice Bucklet Challenge: la secchiata d’acqua gelata in voga quest’estate, in partenza era sinonimo di tirchieria (o fai una donazione o ti tiri il secchio in capo…) mentre la Rete l’ha trasformata in una forma di endorsement e condivisione con un alto impatto ed una medialità davvero virale.

E’ un mondo nuovo per l’intera popolazione, un modo nuovo per i comunicatori, ma anche un’opportunità per il volontariato di entrare in contatto con pubblici sempre più attenti e desiderosi di partecipazione.

La campagna di Anpas #ZeroBotti contro i botti di Capodanno e la paura che provocano negli animali domestici (che possono arrivare a morire di infarto), ci offre uno spunto per mettere in evidenza quanto il buon utilizzo dello strumento hashtag possa fare la fortuna di una campagna.

Prima però una precisazione per capire meglio di cosa stiamo parlando: quando più utenti di un social network come Twitter o Facebook usano un hashtag, ovvero contrassegnano una parola o un'espressione con il simbolo #, tutti i post con quell'hashtag saranno rintracciabili con un semplice clic.

Magari non tutti usiamo Twitter, ma siamo abituati a vedere questo diesis per capire che si sta parlando di qualcosa che succede in Rete; inoltre, se traduciamo hashtag in italiano capiamo molto di più. “Hash” in inglese ha, tra i suoi tanti significati, anche quello di “minuzzoli” (ve la ricordate la fiaba di Pollicino?) e “carne tritata”, mentre “tag”, significa etichetta-segnaposto-marcatore.

Gli hashtag non sono però soltanto una “etichetta minuta” per mettere in evidenza e far seguire un tema, ma sono diventati ormai veri e propri slogan (parola che conosciamo forse meglio, e che in gaelico significa “grido di guerra”). Il mondo della pubblicità sta iniziando a sfruttare appieno i social media e oggi una buona campagna deve anche generare follower su Twitter, fans, amici e like su Facebook, Pinterest, Instagram, Google Plus, Diospera, Flickr, Tumblr etc.

Inoltre, mentre uno slogan ha bisogno di un corposo investimento sui media per essere memorizzato, un hashtag può essere altamente performante come nel caso di #zerobotti senza grandi investimenti. Basta cercare #ZeroBotti su Twitter o guardare i post su Facebook per rendersi conto del grande movimento di opinione generato in pochissimo tempo.

C'è da dire che in questa campagna all'ottimo hashtag si univa la scelta intelligente del tema: la difesa degli animali domestici di fronte alla violenza dei botti. Una causa, quella della tutela degli animali, che va molto forte in rete e in particolare sui social network.

Ma, attenzione, hashtag, like, tweet e re-tweet confinano la pubblicità alla metà del mondo che “naviga” (metà del mondo che però solo 10 anni fa era meno del 15%) escludendo di fatto l’altra metà. Tuttavia fanno percepire a tutti che un messaggio è moderno, aggiornato, al passo coi tempi che corrono.

Spero che i vostri futuri hashtag trasformino un minuzzolo in una valanga, in questi tempi veloci ma minimi di ingerente modernità; un sentiero di minuzzoli da seguire per trovare la strada giusta è sempre una bella favola da raccontare.

Alla prossima e #fatepubblicita!

P.s. Diospera è un fake (il social network vero è Diaspora), inventato da me solo per vedere se eravate attenti!

 

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